martedì 1 maggio 2012

"SOLO IL FATO LI VINSE"




Ciao Maggie,
            il 4 Maggio del 1949, sulla collina di Superga, si schiantò un aereo proveniente da Lisbona. Non si salvò nessuno. A bordo l’unica squadra che è stata e sarà per sempre “Grande”. Finì in quel giorno il suo percorso che sarebbe stato ancora ricco di vittorie e successi.
            Ovviamente, non sono tifoso dei Granata a motivo del Grande Torino.  Come molti ragazzini ho deciso la mia squadra del cuore perché, quando ho cominciato a interessarmi di più allo sport, Paolino Pulici e Ciccio Graziani (insieme ai Sala, Zaccarelli, Pecci, Castellini…) avevano catturato la mia fantasia.
            Ho scoperto solo dopo quale grande storia avesse quella squadra alle spalle, quali emozioni avesse suscitato in quegli anni con le sue vittorie e la sua tragedia. E mi ricordo la commozione quando “costrinsi” la mi famiglia durante una gita ad andare a Superga, al monumento dedicato a Valentino Mazzola e compagni. 
            Non è facile tifare Torino (anche se per me è sempre bellissimo e motivo di orgoglio, dovunque giochi e qualunque risultato ottenga). Così, se certamente sarai tifosa di Cantù, non posso influenzare più di tanto la tua scelta calcistica (solo una cosa so anche qui con certezza: non sarai bianconera!)
            L’inviato del Corriere della Sera a Torino nei giorni della tragedia di Superga era un certo Dino Buzzati, che – diciamo –  aveva ed ha una certa notorietà… Ecco alcuni stralci della sua cronaca:
           
“Torino 4 maggio 1949 notte - nebbia, pioggia, vento, silenzio laddove 6 ore fa si è sfracellato l'aeroplano che riportava a Torino la più bella squadra di calcio d'Italia. Un pallido, rossastro riverbero illumina ancora palpitando le muraglie della Basilica di Superga. Un pneumatico dell'apparecchio sta ancora bruciando, ma la fiamma cede, tra poco sarà completamente buio. Lo spaventoso disastro è successo alle 17:05. Superga era avvolta in una fitta nebbia. A 30 metri non si vedeva niente. Nella sua stanza al primo piano della basilica il cappellano del tempio, prof. Don Tancredi Ricca stava leggendo. La pioggia, una impetuosa pioggia quasi da temporale scintillava scrosciando contro i vetri. Dal silenzio usciva poco a poco un rombo. Un aeroplano, pensò don Ricca. Ma ne passano tanti di aeroplani, un traguardo fra gli aviatori in arrivo. Prima di scendere al campo aeronautica d'Italia i piloti usano fare un picco sopra la Basilica, un ultimo giro. Niente di strano, dunque ... …Si poteva credere che tanta vita umana, la giovinezza, i muscoli, l’impeto della lotta i vertiginosi attacchi, la strenua tenacia dei terzini, lo scroscio frenetico degli applausi, l’urlo della folla, le vittorie, la passione degli sportivi, la gloria, tutto questo romanzo fosse racchiuso per un atroce in quelle sei o sette vetture dai vetri smerigliati…. E’ vero! Non è vero! Alcune ore sono passate prima che i torinesi, diciamo gli italiani, riuscissero a conoscere nella sua selvaggia crudeltà questa sciagura…Anche chi non sa di sport, anche le donnette che mai han sentito nominare, ma è impossibile, Mazzola, Bacigalupo…anche l’intellettuale che non ha mai letto le firme di Renato Casalbore, Luigi Cavallero, Renato Tosatti…oggi si sono sentiti stringere il cuore. All’improvviso gli assi del pallone, i calciatori formidabili, i campioni, gli atleti che i ragazzetti dei sobborghi si illudono di impersonare nelle loro partite sul fango del “terreno da vendere”, all’improvviso questi ideali dell’età moderna non sono più che uomini, giovani creature con madri, spose, figli, con la loro casa amata, il letto dove mai più dormiranno, i loro trofei che la polvere degli anni farà a poco a poco impallidire. ”

Nessun commento:

Posta un commento