martedì 29 maggio 2012

DEL DUBBIO²

Ciao Maggie,
            questo blog ha un lettore fisso (bontà sua) e, a tutt’oggi, circa 1650 visualizzazioni di pagine. Intendo dire che, fortunatamente, sta rimanendo una cosa in sostanza tra me e te. E questo – tenendo conto del fatto che ancora per diversi anni non lo leggerai – è tutto dire. C’è un simpatico lettore che mi segue dalla Russia (o almeno con un computer che ha l’indirizzo russo), poi, com’è ovvio in quest’epoca di “bulimia” da internet, qualche sparuto contatto da altre parti del mondo. C’è una cosa però che mi sorprende e mi arrovella da settimane: il primo post intitolato “DEL DUBBIO”, quello del 17 gennaio, ha circa 650 visualizzazioni di pagina. Perché? Ho cercato qualche parola, qualcosa nelle immagini, nelle citazioni che potesse destare particolare curiosità. Ma quello era proprio un post in cui non volevo dire niente! Era una settimana in cui avevo poco tempo e ho “rimediato” con quella breve e inutile disquisizione. Va beh, misteri della rete. Comunque, non avendo nemmeno questa settimana molto tempo da dedicare al blog, ritorno sullo stesso dubbio e vedremo se susciterà ancora questa strana curiosità... Ho dato una scorsa alle etichette e mi sono accorto che ancora non è stata usata “agenda”, proprio a causa di quel dubbio di Gennaio: troppa confusione tra “fare” e “vedere” e anche “ascoltare”, non in generale ovviamente, ma nelle realtà che finora ti ho proposto. Mi riprometto di trovare al più presto un contenuto all’unica etichetta rimasta vuota e per questa settimana chiudiamola qui.

martedì 22 maggio 2012

SPIRITUS LOCI



 
"Di questa costa, là dov’ ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,

come fa questo talvolta di Gange"
Dante, Paradiso, canto XI


Ciao Maggie,
                c’è un momento magico, che fortunatamente mi è capitato di vivere ormai molte volte e che nonostante questo mi procura sempre le stesse emozioni: quando, superata Collestrada sulla superstrada verso Foligno, si comincia ad intravvedere sulle pendici del monte Subasio, una striscia allungata di case e poi, sempre più distintamente, l’imponenza delle Basiliche di San Francesco e del Sacro Convento, più in alto San Rufino, Santa Chiara …  Stiamo per arrivare ad Assisi.

                
 A quel punto per me è come entrare in un altro mondo e in un’altra epoca. Anche se so che buona parte del tessuto urbano è “fintamente” medievale, anche se so che in qualsiasi periodo dell’anno troverò dappertutto frotte di turisti vocianti e chiassosi, dentro di me ritorno a quel periodo magico dei comuni che – superata la paura dell’anno mille - volevano farsi grandi e autonomi da Papa e Imperatore. E ogni volta mi dico: davvero solo qui, in questo meraviglioso posto, tra questi profili e tra questi colori, in queste luci e in questi profumi, con panorami sempre diversi in ogni periodo dell’anno, poteva nascere l’uomo che suscita in me ammirazione più di chiunque altro nella storia: San Francesco.
                Assisi lo metto in cima tra i posti da vedere e che mi permetto di suggerirti. E infatti ti ci ho già portato! Lo metto in cima perché, tra l’altro, prima di arrivarci o mentre si è lì, si può abbastanza agevolmente fare una capatina che so all’abbazia di sant’Antimo, oppure a Siena o Pienza, o Firenze … tutti posti su cui torneremo e nei quali conto di portarti presto.



                Dalla seconda liceo e fino ad almeno il 2003, quindi per almeno 15 anni, la visita ad Assisi è stato un punto fermo e inamovibile.  Non quindi che ci sia ormai qualcosa di nuovo da scoprire, come può accadere, che so, a Roma o Firenze, o in altre “capitali” del turismo. Ma le “solite cose” ogni volta possono assumere dimensioni, profondità, stupore sempre diverse.
                Anche se poi la vita, una volta ritornati, riprende la sua quotidianità e, a volte, pesantezza, ti sembra sempre di tornare in qualche modo “migliore”, più capace di scelte coraggiose, più disponibile verso l’Altro, gli altri e il mondo che ci circonda, più capace di serenità e gioia anche nelle difficoltà.   
                A presto Assisi!

martedì 15 maggio 2012

BUT YOU AND I KNOW...



Ciao Maggie,
il 17 Maggio di 4 anni fa io e Roberta abbiamo celebrato il nostro Matrimonio. In una giornata fredda e piovosa abbiamo vissuto momenti di grande bellezza e intensità. In mezzo a tutto quello che, in qualche modo, è stata anche una festa di “esteriorità”rimangono soprattutto due cose: l’affetto di coloro che ci sono stati vicini allora (e lo sono anche adesso) e - ovviamente - il Sacramento.
Quante parole potrei “sprecare” per parlare di quel mistero che è l’amore tra l’uomo e la donna? Riuscirò, quando sarà il momento, a portare il mio piccolo contributo perché cresca dentro di te il modo più giusto di vivere questa che è la più grande esperienza che un essere umano possa vivere?
Oggi mi limito a qualche breve, incompleto pensiero sul Matrimonio come Sacramento: l’evoluzione dei dati statistici dice che “quando sarai grande”, sarà ormai una merce abbastanza rara. C’è qualcosa di positivo in tutto questo: non lo farai certamente, come è stato per molti nelle generazioni passate, per “tradizione”, perché lo fanno tutti, per non dare dispiacere ai genitori, perché è più bello in chiesa… se lo celebrarai, sarà perché sarai (sarete) convinti di farlo. Da che mondo è mondo l’innamoramento porta quasi inevitabilmente a pensare la vita a due come dedizione fedele. Per due innamorati può essere anche facile dire “ti amerò per sempre e incondizionatamente”. Alla prova dei fatti però sembrerebbe che dietro quelle belle parole in realtà ci sia un “finché dura” e un “finché va tutto bene”. Non sto certo dicendo che una relazione debba portarsi avanti “per forza”, stancamente o peggio insopportabilmente. Nemmeno che il Sacramento sia una formula che risolve ogni problema “magicamente”. Dico che, insieme all’impegno di re-innamorarsi  quotidianamente, di dare il meglio di noi perché l’altro sia contento di starci vicino, deve – se ci crediamo – affiancarsi il sostegno dell’unico capace davvero di amare per sempre e senza condizioni: il nostro Dio.


“We said we’d walk together, baby, come what may, that come the twilight  should we lose our way if as we’re walkin a hand should slip free, I’ll wait for you and should I fall behind Wait for me. We swore we’d travel darlin’ side by side,  we’d help each other stay in stride but each lover’s steps fall so differently, but I’ll wait for you and if I should fall behind wait for me. Now everyone dreams of a love lasting and true but you and I know what this world can do. So let’s make our steps clear that the other may see and I’ll wait for you, if I should fall behind wait for me. Now there’s a beautiful river in the valley ahead, there ‘neath the oak’s bough soon we will be wed, should we lose each other in the shadow of the evening trees, I’ll wait for you and should I fall behind wait for me, darlin’ I’ll wait for you, should I fall behind wait for me”.

“Abbiamo detto che avremmo camminato insieme piccola, accada quello che accada. Che venga l’incertezza, dovessimo smarrire la nostra via, se, mentre camminiamo, una mano dovesse scivolare, io ti aspetterò e se dovessi rimanere indietro io aspettami tu. Abbiamo giurato che avremmo viaggiato fianco a fianco che ci saremmo aiutati a vicenda per stare in carreggiata, ma i passi di ogni amante sono così diversi. Ma io ti aspetterò e se dovessi rimanere indietro io aspettami tu. Ora, tutti sognano un amore duraturo e vero ma tu ed io sappiamo cosa questo mondo può fare, quindi lasciamo i nostri passi chiari così che l’altro possa vederli e io ti aspetterò e se dovessi rimanere indietro io aspettami tu. Ora,  c’è un meraviglioso fiume nella valle qui di fronte, là sotto il ramo della quercia presto saremo sposati e se ci dovessimo perdere tra l’ombra degli alberi della sera io ti aspetterò e se dovessi rimanere indietro io aspettami tu. Mia cara, io ti aspetterò dovessi rimanere indietro io aspettami tu”


martedì 8 maggio 2012

GROWIN'UP



Ciao Maggie,
tornando da una bellissima giornata a Milano il primo maggio, ho pensato  che potrebbe essere bello scrivere una volta al mese una specie di “diario” di come stai crescendo, degli eventi principali di questi bellissimi mesi che stai vivendo, in cui ogni giorno è una nuova scoperta e una sorpresa per noi. In fondo è il tuo blog, non quello delle mie elucubrazioni personali.
Nonostante la mia pessima memoria, cercherò di ricordarmi qualcosa del mese di  Aprile appena finito.
La prima annotazione è “metereologica”: un mese piovoso. Dal giorno dopo la riunione dell’asilo in cui, viste le giornate precedenti, ci hanno detto che finalmente sareste uscite nel giardino, sistemato e pulito, sono cominciate giornate fredde e piovose con rari sprazzi di sole.
Le nostre bici da inaugurare sono rimaste nel garage e abbiamo fatto solo una breve passeggiata al “sentiero delle rane”, senza peraltro vederne neanche una, visto che frotte di famiglie, ragazzini urlanti, cani senza guinzaglio scorrazzavano dappertutto in una delle rare giornate festive con un po’ di bel tempo.
Il mese è iniziato con un pranzo a casa degli zii Anna e Bruno. Nel tuo primo anno di vita non ci siamo mossi molto da casa, ma ora che sei più autonoma nel mangiare e hai orari più “flessibili” stiamo cercando di recuperare.

Il 15 siamo andati a Sesto a trovare Leila e Alessandro che aspettano la nascita di Enrico, il loro primo figlio, a luglio.
Il 17 abbiamo festeggiato il nostro “mesiversario” in un bellissimo ristorante: il “Mc Donald’s”! La tua prima uscita "ufficiale" a mangiare fuori. Devo dire che sei andata alla grande...
In questo mese è diventato più sicuro il tuo modo di camminare, anche se, siccome affronti sempre le cose con molta foga, ti ritrovi spesso per terra.
Anche nel mangiare sei “frettolosa”, un po’ come il papà,  e molto ingorda. Fortunatamente non sei schizzinosa: assaggi e mangi volentieri praticamente qualsiasi cosa ti proponiamo. Ho idea che dovremo metterti a dieta!
Impari sempre nuove parole e le pronunci sempre meglio; oltre ai versi degli animali e mamma e papà, le parole che dici più spesso sono: nonna, palla, Pimpa, ancora, si, no e ciao…  Proprio a fine mese, sentendo che spesso ci chiamiamo così tra di noi, hai chiamato me Vale e la mamma Picci. Ci siamo molto divertiti, anche se la mamma ora insiste perché tu dica “mamma” e “papà”.
Al prossimo mese!


martedì 1 maggio 2012

"SOLO IL FATO LI VINSE"




Ciao Maggie,
            il 4 Maggio del 1949, sulla collina di Superga, si schiantò un aereo proveniente da Lisbona. Non si salvò nessuno. A bordo l’unica squadra che è stata e sarà per sempre “Grande”. Finì in quel giorno il suo percorso che sarebbe stato ancora ricco di vittorie e successi.
            Ovviamente, non sono tifoso dei Granata a motivo del Grande Torino.  Come molti ragazzini ho deciso la mia squadra del cuore perché, quando ho cominciato a interessarmi di più allo sport, Paolino Pulici e Ciccio Graziani (insieme ai Sala, Zaccarelli, Pecci, Castellini…) avevano catturato la mia fantasia.
            Ho scoperto solo dopo quale grande storia avesse quella squadra alle spalle, quali emozioni avesse suscitato in quegli anni con le sue vittorie e la sua tragedia. E mi ricordo la commozione quando “costrinsi” la mi famiglia durante una gita ad andare a Superga, al monumento dedicato a Valentino Mazzola e compagni. 
            Non è facile tifare Torino (anche se per me è sempre bellissimo e motivo di orgoglio, dovunque giochi e qualunque risultato ottenga). Così, se certamente sarai tifosa di Cantù, non posso influenzare più di tanto la tua scelta calcistica (solo una cosa so anche qui con certezza: non sarai bianconera!)
            L’inviato del Corriere della Sera a Torino nei giorni della tragedia di Superga era un certo Dino Buzzati, che – diciamo –  aveva ed ha una certa notorietà… Ecco alcuni stralci della sua cronaca:
           
“Torino 4 maggio 1949 notte - nebbia, pioggia, vento, silenzio laddove 6 ore fa si è sfracellato l'aeroplano che riportava a Torino la più bella squadra di calcio d'Italia. Un pallido, rossastro riverbero illumina ancora palpitando le muraglie della Basilica di Superga. Un pneumatico dell'apparecchio sta ancora bruciando, ma la fiamma cede, tra poco sarà completamente buio. Lo spaventoso disastro è successo alle 17:05. Superga era avvolta in una fitta nebbia. A 30 metri non si vedeva niente. Nella sua stanza al primo piano della basilica il cappellano del tempio, prof. Don Tancredi Ricca stava leggendo. La pioggia, una impetuosa pioggia quasi da temporale scintillava scrosciando contro i vetri. Dal silenzio usciva poco a poco un rombo. Un aeroplano, pensò don Ricca. Ma ne passano tanti di aeroplani, un traguardo fra gli aviatori in arrivo. Prima di scendere al campo aeronautica d'Italia i piloti usano fare un picco sopra la Basilica, un ultimo giro. Niente di strano, dunque ... …Si poteva credere che tanta vita umana, la giovinezza, i muscoli, l’impeto della lotta i vertiginosi attacchi, la strenua tenacia dei terzini, lo scroscio frenetico degli applausi, l’urlo della folla, le vittorie, la passione degli sportivi, la gloria, tutto questo romanzo fosse racchiuso per un atroce in quelle sei o sette vetture dai vetri smerigliati…. E’ vero! Non è vero! Alcune ore sono passate prima che i torinesi, diciamo gli italiani, riuscissero a conoscere nella sua selvaggia crudeltà questa sciagura…Anche chi non sa di sport, anche le donnette che mai han sentito nominare, ma è impossibile, Mazzola, Bacigalupo…anche l’intellettuale che non ha mai letto le firme di Renato Casalbore, Luigi Cavallero, Renato Tosatti…oggi si sono sentiti stringere il cuore. All’improvviso gli assi del pallone, i calciatori formidabili, i campioni, gli atleti che i ragazzetti dei sobborghi si illudono di impersonare nelle loro partite sul fango del “terreno da vendere”, all’improvviso questi ideali dell’età moderna non sono più che uomini, giovani creature con madri, spose, figli, con la loro casa amata, il letto dove mai più dormiranno, i loro trofei che la polvere degli anni farà a poco a poco impallidire. ”