martedì 28 febbraio 2012

Kαιρός



«Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?"».
(1 Re 19, 11-13)

Ciao Maggie,
            Domenica è iniziata la Quaresima. Un tempo "propizio" (Kairos), giorni che per me hanno sempre rivestito un significato particolare. Dovrebbe essere un periodo di “penitenza”, “digiuno”, “rinunce” … parole che non trovano ormai quasi più spazio nel vocabolario della nostra cultura.
            Da una parte  il profeta Isaia (nel vecchio lezionario), proprio all’inizio della Quaresima ci ammonisce che “non è questo il digiuno che voglio”, sottolineando che non è con gesti esteriori e/o formali che si cambia veramente vita e che se a tali gesti non segue uno “stile” che ci renda persone migliori (specie nei confronti degli altri e ancora di più di chi è in qualsiasi situazione di difficoltà) non servono assolutamente a nulla. Questo fa anche riflettere sul perché ci debbano essere dei periodi particolari in cui sottolineare alcune realtà se tali realtà sono “sempre” importanti…
            D’altra parte, però, penso che sia saggio e faccia parte di una sana pedagogia, avere dei momenti e dei tempi in cui ripartire. Delle occasioni speciali in cui fare un po’ il punto sul proprio cammino e trovare nuovi stimoli per crescere.
            Benvenuta quindi, Quaresima!
            Quest’anno vorrei riuscire “semplicemente” a fare un po’ più di silenzio. Un tempo, Maggie, tuo papà aveva assaggiato la bellezza della meditazione fatta bene. La ricchezza del rientrare in sé stessi e cercare l’unità della propria vita. Pur avendo suggerito spesso che questa condizione fosse possibile in qualsiasi situazione di vita, ora mi rendo conto che non è affatto semplice nella nostra routine quotidiana. Però mi accorgo anche che di "rumore" a volte ne sentiamo troppo e che qualcosa si può e si deve fare per ritagliarci qualche attimo di deserto per trovare il senso vero di quel che si sta facendo.
            Ti racconterò come andrà a finire.

P.S. Che bellezza il Miserere di Allegri!


«Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,  angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?»
(Is 58)

martedì 21 febbraio 2012

PERLE AI PORCI



“We are…emotion”!?!
(Pippo Baudo)

Ciao Maggie,
                non guardo il Festival di Sanremo. Di solito quando uno lo dice viene preso per uno snob o per un falso, visti i milioni di spettatori registrati dall’auditel. Non mi sento né l’una né l’altra cosa. Che non lo guardo lo vedrai  crescendo, che non è snobismo è presto detto. Sarà un mio difetto ma della musica italiana ascolto volentieri solo quella dei cantautori storici, non solo ma ritengo spazzatura il 99% dell’italica produzione (non che anche del resto salvo molto).  Perché dovrei guardarlo allora? Mi arrabbierei semplicemente vedendo come vengono buttati i miei soldi del canone.
                Venerdì mattina però mi è stato detto, da più d’uno ed in maniera entusiastica,  che si era esibito Braian  May, così me lo sono rivisto su You Tube. Che emozione! Che classe! L’ultima “star” italiana, diventata “famosa” per qualche reality, se la tira che manco fosse Sinatra e lui fa da spalla e si erge quasi involontariamente, quasi “impacciato”, a protagonista.
                Questo mi ha ricordato che, ebbene sì, anche Bruce Springsteen è stato a Sanremo. Circolano molte voci e “leggende” su quella esibizione: che non la volesse fare, che non volesse nessuno sul palco… Mi ricordo tre cose in particolare, una seria e le altre “farsesche” : l’aver percepito – almeno mi parve proprio così – che stesse accadendo qualcosa di magico, di irripetibile (fortunatamente); il saluto involontariamente comico di Pippo (cui peraltro va il merito di una decente presentazione e di averlo voluto sul palco) che dice “we are emotion” che non vuol dire niente; il fatto che pochi attimi dopo fu presentato Al Bano (si scrive così?) e detto questo è detto tutto! Bruce cantava, con i suoi versi che sono poesie: "Mom, wherever there's a cop beatin' a guy/Wherever a hungry newborn baby cries/Where there's a fight 'gainst the blood and hatred in the air/Look for me Mom I'll be there/Wherever there's somebody fightin' for a place to stand/Or decent job or a helpin' hand/Wherever somebody's strugglin' to be free/Look in their eyes Mom you'll see me.". E il meglio del "resto" è stata la "terra dei cachi" di Elio...

“Anche se penso che lo spettatore medio di Sanremo abbia approfittato di questo momento per andare in bagno o prendersi qualcosa da bere, in modo da essere pronto per il "grande momento" di Albano...”
(Da un commento su you tube all’esibizione di Springsteen a Sanremo)

martedì 14 febbraio 2012

BENEDETTO JAMES NAISMITH!


"In your face!"

Ciao Maggie,
                avrei potuto scegliere l’entrata di Dr.J  - poetry in motion - contro L.A. (per me “Il Canestro”), oppure una schiacciata di Clyde “the glide” Drexler. Questi due nella mia personale classifica vengono prima di M.J., ma anche qualcosa di Jordan poteva andare bene. Oppure avrei potuto scegliere qualche video a caso della “nostra” squadra del cuore (visto che già “canticchi” noi siamo i biancoblù).
                Ma va bene quello che ho scelto, l’ultimo video (Micov a parte) che mi ha fatto sobbalzare. Il primo pensiero che ho avuto vedendo l’azione è lo stesso di ogni volta che guardo cose del genere: come avrei voluto essere là in quel palazzetto, in quel momento.
                Perché, certo, un video lo puoi vedere rivedere, anche al rallentatore, anche da mille angolazioni, ma ESSERCI mentre succede una cosa del genere è tutta un’altra cosa. Lo vedi dalle facce dei giocatori e del pubblico, lo capisci perché hai vissuto l’emozione del palazzetto.
                Per questo, appena sarà possibile, andremo insieme (non vedo l’ora) al… stavo per dire Pianella. Diciamo che andremo insieme a vedere del buon Basket, lo sport più bello del mondo!
                Eccezionalmente aggiungo un altro video. La schiacciata di Griffin mi ha fatto ricordare un momento memorabile, di quando guardavo (ti racconterò poi in che modo) le prime partite di N.B.A.. Non so le volte che l’ho riguardata. Ricordo ancora il commento “impazzito” di coach Peterson.  Contro Hakeem "The Dream" Olajuwon, che giocata!


martedì 7 febbraio 2012

FORSE DUE SU MILLE




Ad alcuni piace la poesia

Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane. 
 
La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo

come alla salvezza di un corrimano.
       
Ciao Maggie, il 1 Febbraio è morta Wisława Szymborska, una poetessa polacca, premiata anche con il Nobel. Prendo spunto dai suoi versi che hai appena letto per dirti due cose sulla Poesia.
Nella libreria dove lavoro occupa uno scaffale e se fosse per le vendite dovremmo togliere anche quello. Di questa poetessa, ad esempio, non abbiamo neanche un titolo. Magari adesso che è morta, la Mondadaori ci manderà qualche volume d’ufficio…
        Certo non è facile leggere la poesia, arrivo addirittura a capire chi la giudica assurda. Ma io non la penso affatto così, anzi la ritengo la più alta forma dell’arte dello scrivere. Intendo, ovviamente, la bella poesia (“…ce ne saranno due su mille…”)
        Esprimere con l’uso sapiente e appropriato di poche, concise parole quello che è il senso di ciò che accade, della realtà che ci circonda è, secondo me, l’espressione massima dell’arte. 
        La poesia è la ricerca dell’essenziale, della parola giusta al posto giusto, della giusta sonorità. Basti pensare a certi versi di Montale o di Emily Dickinson o di Alda Merini.
        La bellisssima poesia di Wisława Szymborska con cui concludo è stata scelta da Alberto ed Ana per essere letta durante il loro Matrimonio.

Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi ?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole ?
uno scusi nella ressa ?
un ha sbagliato numero nella cornetta ?
-ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra ?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia ?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
Subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.