martedì 30 ottobre 2012

SE UNO NON RINASCE DALL'ALTO...

Ciao Maggie,
         per rimediare alla lunghezza e al “peso specifico” dei post delle scorse settimane, oggi solo poche parole anche perché non ne servono…
         Don Marco, un mio carissimo amico (quello che mi ha regalato la prima copia de “Il Signore degli Anelli) ha postato su Facebook  un video stupendo. Un cortometraggio che non ha bisogno di troppi commenti. Eccolo:


martedì 23 ottobre 2012

VENTIDUE SILLABE MAGNIFICHE (QUELLO CHE NON..)



Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


Ciao Maggie,
         mi sono accorto che ultimamente ti ho dato troppi argomenti “da pensare”. Questa settimana non mi discosto però di molto, visto che passiamo alle cose “da leggere”.
         Ho dato un’occhiata allo scaffale della libreria di casa dove metto i volumi a cui tengo di più e la scelta è caduta ancora una volta su un’opera in versi: “Ossi di seppia”.
         Apro una parentesi: quando mi imbatto in questo libro  subito mi viene in mente che Montale l'ha scritto quando aveva più o meno 25 anni. “Spesso il male di vivere ho incontrato…”, “Cerca una maglia rotta nella rete che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!...” “Forse un mattino andando in un’aria di vetro…" e la poesia che ti ho messo come introduzione, forse la mia preferita. A poco più di vent’anni…Un segno lasciato per sempre nella letteratura e più ancora nella testa e nell’animo di tanti, una capacità di scegliere e accostare le parole e le sonorità, un retroterra culturale/letterario già così profondo! Non aggiungo altro!
         Ho avuto, devo ammetterlo, un grande privilegio  al tempo del liceo, quello di affrontare la poesia del ‘900 con un professore eccezionale: don Gianfranco Poma. Incontrare nel corso degli studi professori competenti, appassionati, carismatici è una fortuna incommensurabile ed un augurio che ti faccio fin da ora. Bisogna sapere scavare dentro queste parole, intravvederne la ricchezza e la molteplicità di significato, assaporarne la sonorità…avresti dovuto sentire come le leggeva! (Memorabili le letture della prima strofa di Chanson d’automne di Verlaine o dell’unico verso di Mattino di Ungaretti) Ma occorre anche invitare il lettore a cercare di capire cosa dicono a lui, mentre le sta leggendo.
         Guarda, ad esempio, le tre quartine di “Non chiederci la parola”. Nella prima e nell’ultima strofa ecco la sua dichiarazione con parole come “squadri”, “lettere di fuoco”, “dichiari”, “risplenda”, “croco”, “formula” contrapposte a “animo informe”, “polveroso”, “storta sillaba” e soprattutto agli splendidi ultimi due endecasillabi. Ci dicono come il poeta (e l’uomo) si ritrovi spesso in condizione di ricerca, accompagnato dal dubbio e dalla domanda e non arroccato con arroganza in formule e verità acquisite. È una condizione desiderabile, “piacevole”? Come si vive con l’animo informe, con le parole che sembrano sempre storte sillabe nei confronti della complessità della realtà? Cos’è quindi quella che il poeta prova per l’uomo della seconda strofa “che se ne va sicuro”: invidia, compatimento, disprezzo? Certamente distanza. Io mi ci ritrovo, sono fatto così, spesso provo anche invidia delle granitiche certezze, della sicurezza sfrontata di molti. Sarebbe bello aiutarti ad essere sicura, ma non arrogante, sempre in ricerca ma non disorientata. Mi sembra importante l’oggi del penultimo verso. Significa che il poeta si mette in un percorso in cui comunque continuerà a ricercare ciò che invece ognuno di noi è e ciò che ognuno di noi vuole. Platone nell’Apologia di Socrate fa dire a quest’ultimo: “… proprio questo è per l’uomo il bene maggiore, ragionare ogni giorno della virtù e degli altri argomenti sui quali m’avete udito disputare e far ricerche su me stesso e su gli altri… una vita che non faccia di cotali ricerche non è degna d’esser vissuta”.


Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri,
mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.
Bertrand Russell

martedì 16 ottobre 2012

“DE SEXTO” SEMPRE MATERIA GRAVE!



…in rebus venereis non datur parvitas materiae.
Resp. S. Officii, Alexandre VII, 11 febbraio 1661
Denzinger-Schönmetzer, Enchiridion Symbolorum


Ciao Maggie,
         di pensiero in pensiero, questa settimana lo spunto iniziale mi ha portato molto lontano. Uno spezzone di “Decalogo” di Kieślowski mi ha fatto venire in mente quando avevo visto per la prima volta quei capolavori e da li sono andato a finire … alla morale!
         Il film l’ho visto durante la teologia a Venegono. Quando sono entrato in seminario nel 1984 (non 100 anni fa) c’era un “regolamento” che vietava di frequentare, durante i periodi di vacanza, locali pubblici come i cinema (quindi dovevi vedere i film che decidevano i superiori), ma anche i bar, le piscine (guai!)… C’era addirittura un’ora settimanale di spiegazione del suddetto regolamento, ma su questo paragrafo si cominciava a glissare. Effettivamente aveva un che di ridicolo, no?
         Ma in alcuni regolamenti di alcuni anni prima, tra le tante norme, si diceva addirittura che bisognava mettersi sotto le coperte con ancora indosso la veste talare e toglierla con cura evitando rigorosamente di sfiorare le parti intime… Quale formazione mentale, quale elucubrazione logica doveva avere chi ha steso quelle regole? Ci sarebbe a questo punto una lunga parentesi da aprire su come nel campo “Morale” abbia avuto una parte preponderante nei secoli - anche per responsabilità “pastorali” - il campo della materia sessuale, quasi fosse il principale campo delle regole da seguire e dei comportamenti da evitare e tutto in quell’ambito fosse peccato grave; su come ci è stato tramandato, per esempio, il sesto comandamento, rispetto all’originale dell’Antico Testamento, sul perché ancora oggi si abbia l’idea che per la Chiesa tutto in questa materia sia un po’ sporco, proibito, peccaminoso…ma per ora sorvoliamo e ritorniamo al “Regolamento”.
         Erano quindi Regole: più o meno logiche, più o meno rigide, ma Regole che riflettevano lo spirito del tempo e che andavano rispettate. Oggi i seminaristi se la riderebbero alla grande delle nostre come noi ce la ridevamo di quelle passate.
         Tutto questo, però mi ha portato a riflettere su un’altra questione più grande e importante: il fatto che anche noi (la mamma ed io), dovremo darti delle regole, dovremo “insegnarti” una morale… Lo faremo necessariamente, direi inevitabilmente, anche se non ne fossimo consapevoli, anche se non volessimo farlo, perché da quello che diremo, faremo, da come commenteremo un fatto, una notizia, in buona parte ti farai un idea di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato di ciò che va bene e di ciò che va male.
         È una grande responsabilità, in parte mitigata dal fatto che il primato sarà sempre della tua coscienza e della tua libertà personale e che starà poi a te continuare la formazione di questa coscienza e di questa libertà. Perché una coscienza non “formata” non riesce a discernere ciò che è bene e ciò che e male e una libertà che non aderisce alla Verità rischia di smarrire la strada e di fallire il bersaglio (peccato).
         Libertà e Coscienza sono parole che vanno ancora “di moda”. Molto meno, anzi per niente, formazione, peccato e tantomeno Verità! Ora, un’altra digressione che andrebbe fatta è sul complesso rapporto tra Legge e Libertà, tra imposizione “dall’alto” e scelta consapevole. Quanti spunti dalla visione di un semplice spezzone di film, di cui, tra l’altro, non ho parlato!
         Voglio solo, per concludere questo abbozzo di riflessione, dirti la mia idiosincrasia verso il “va tutto bene” o “va bene quello che mi fa stare bene”… Concetti che oggi sono molto in voga, non solo nella teoria, ma soprattutto nella pratica. Proprio qualche giorno fa riascoltavo una trasmissione radiofonica sulla famiglia e una sociologa “di fama” (ho poi letto il curriculum: è addirittura professore di ricerca presso il Wissenschaftszentrum für Sozialforschung di Berlino) tale Chiara Saraceno ha detto: “…già dare giudizi di positivo e negativo vuol dire partire da un’idea un po’ preconcetta di come dovrebbe essere il mondo…”. Sono sobbalzato sul sedile. Non si possono più dare giudizi di positivo e negativo?!? Ma poco dopo ha rincarato la dose: “…se davvero le relazioni familiari sono importanti, non solo dal punto di vista sociale ma personale, ma, le relazioni famigliari intanto non sono solo le relazioni di coppia (risata), il famoso «reticolo» di genitori, zii, nonni, ecc. ecc. dove è del tutto irrilevante che ci sia stato un matrimonio e che si sia eterosessuali piuttosto che omosessuali…” Eh!!! Del tutto irrilevante? Passi il contesto colloquiale, passi questo ormai di moda elogiare e osannare a prescindere tutto ciò che è “diverso” dal “tradizionale”, ma una “sociologa” può affermare una cosa del genere? Passi anche l’uso del linguaggio iperbolico… Ma né lei, né qualsiasi omosessuale, eterosessuale, zio, nonno ecc. ecc. ci sarebbero, esprimerebbero le loro alte opinioni e potrebbero fare alcunché se non ci fosse all’inizio una coppia di un uomo e una donna!

Se c'è qualcosa di peggio dell'odierno indebolirsi dei grandi principi morali, è l'odierno irrigidirsi dei piccoli principi morali.
Gilbert Keith Chesterton, Tremendous Trifles, 1909

martedì 9 ottobre 2012

SENZA LIMITE E GIUDIZIO



“…Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli, poiché se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo.
E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma”.
(dalla Lettera a donna Jacopa)


Ciao Maggie,
            la sera del 3 ottobre 1226, dopo i vesperi, moriva san Francesco d’Assisi.
            Non è difficile spiegarti perché sono così affascinato dalla sua figura … come si potrebbe – dopo averlo incontrato – non esserlo?!, Se hai conosciuto la sua vita, se sei stato ad Assisi, se hai parlato con chi, sul suo esempio, ha dedicato a Dio la vita, non potrai non rimanere indissolubilmente legato a lui.
            Non certo legato alla stereotipata e sdolcinata caricatura di film alla “Fratello sole e sorella luna”, non certo all’”ecologista” o “pacifista” ante litteram… Piuttosto legato alla sua umanità vera e profonda, alla radicalità delle sue scelte. Ecco quello che mi ha sempre attirato ed anche un po’ sconcertato: la sua dedizione totale al Vangelo e – di conseguenza – il suo Amore totale per i fratelli, in particolare i più poveri. Mi domandavo e mi domando: si può essere “Cristiani” meno di così. Questa domanda meriterà altri approfondimenti…
            Pensa che San Francesco ha composto il suo scritto più conosciuto, il cosiddetto “Cantico delle creature”, mentre era gravemente malato, quasi cieco e con i suoi compagni che stavano già dividendosi e scontandosi su come raccogliere la sua eredità!  Ma il suo animo era talmente rappacificato e sereno, così da lodare Dio anche per “sora morte”!
            Mickey Rourke era fisicamente tra i meno adatti a interpretare il ruolo di Francesco in un film, ma sotto la splendida direzione della Cavani, ha sapute “entrare nella parte”. La scena delle stigmate è sicuramente molto forte, ma – a mio parere – assai riuscita. Memorabile anche la scena dell’approvazione della regola con le tre risposte: “L’uomo nuovo”, “Le sue orme”, “Senza limite e  giudizio”. Una umanità sapiente e unificata.

CAPITOLO 10 dei Fioretti
Come frate Masseo quasi proverbiando, disse a santo Francesco che a lui tutto il mondo andava dirieto; ed egli rispuose che ciò era a confusione del mondo e grazia di Dio; perch'io sono il più vile del mondo.
Dimorando una volta santo Francesco nel luogo della Porziuncola con frate Masseo da Marignano, uomo di grande santità, discrezione e grazia nel parlare di Dio, per la qual cosa santo Francesco molto l'amava; uno dì tornando santo Francesco dalla selva e dalla orazione, e sendo allo uscire della selva, il detto frate Masseo volle provare sì com'egli fusse umile, e fecieglisi incontra, e quasi proverbiando disse: "Perché a te, perché a te, perché a te?". Santo Francesco risponde: "Che è quello che tu vuoi dire?". Disse frate Masseo: "Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d'udirti e d'ubbidirti? Tu non se' bello uomo del corpo, tu non se' di grande scienza, tu non se' nobile; onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?". Udendo questo santo Francesco, tutto rallegrato in ispirito, rizzando la faccia al cielo, per grande spazio istette colla mente levata in Dio; e poi ritornando in sé, s'inginocchiò e rendette laude e grazia a Dio; e poi con grande fervore di spirito si rivolse a frate Masseo e disse: "Vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me? vuoi sapere perché a me tutto 'l mondo mi venga dietro? Questo io ho da quelli occhi dello altissimo Iddio, li quali in ogni luogo contemplano i buoni e li rei: imperciò che quelli occhi santissimi non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me; e però a fare quell'operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra; e perciò ha eletto me per confondere la nobilità e la grandigia e la fortezza e bellezza e sapienza del mondo, acciò che si conosca ch'ogni virtù e ogni bene è da lui, e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare nel cospetto suo; ma chi si gloria, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno". Allora frate Masseo a così umile risposta, detta con fervore, sì si spaventò e conobbe certamente che santo Francesco era veramente fondato in umiltà.
A laude di Cristo e del poverello Francesco. Amen.

martedì 2 ottobre 2012

GROWIN'UP (SETTEMBRE)




Ciao Maggie,

Settembre si è aperto con la visita di Margherita che, come al solito, ti ha portato bellissimi regali.

Domenica 16 abbiamo festeggiato il terzo compleanno dei tuoi cugini Filippo e Nicolò. E’ stata una bellissima giornata.

Anche il tempo ci ha aiutato in questo settembre un po’ perturbato!

Domenica 30 siamo andati a trovare il piccolo Enrico a casa di Leila e Alessandro.
Ormai conosci/ripeti, a modo tuo, tante paroline e sei sempre più divertente: bellissimo il tuo entusiasmo quando alla sera le fatine ti fanno trovare il ciuccio ed anche il modo in cui canti e balli la sigla di Heidi...
Non potevo non chiudere con i regali speciali che la nonna Giusi ha fatto alla sua nipotina “biancoblù”!