martedì 27 marzo 2012

I DIDN'T KNOW HOW LONG WE HAD TOGETHER... WHO DOES?



Ciao Maggie,
         devo dirti che non è stato difficile per me scegliere il libro da mettere per primo nel blog. Avrò letto senza dubbio libri più belli letterariamente, più profondi “concettualmente” e molti ce ne saranno che non ho letto, ma insomma “Il signore degli anelli” – per i motivi che ti ho spiegato e che approfondirò – va messo al numero uno e su questo non ci sono dubbi.
         Più difficile è stato invece prendere una decisione sui film. Ci sono alcune considerazioni da fare. Anzitutto sul cinema in generale. Per me è un approccio decisamente diverso che con il libro. Nella lettura mi piace variare, affrontando diversi generi, non sempre di altissima levatura. Ma amo molto anche leggere cose più impegnative, affrontare letture più “difficili”… Per i film è diverso. Salvo rare eccezioni il cinema per me dev’essere “svago”; è difficile che i film osannati dai sapientoni della settima arte - quelli con cinque stelle sulle guide per intenderci - li guardi volentieri. Certo non guardo neanche i cosiddetti cinepanettoni ovviamente, però quando leggerai dei film che preferisco, ti accorgerai che non ci sono grandi capolavori.
         Un altro aspetto da considerare è che mentre per i libri, pur leggendo molto e lasciando aperta la possibilità di “new entry”, la gerarchia è abbastanza definita, per i film mi capita più spesso di avere dei “periodi” in cui ora mi viene in mente quel film come molto bello, ora quest’altro. Ci sono giorni in cui ne riguarderei volentieri uno ( e magari me lo riguardo anche) altri in cui ne sceglierei un altro.
         Fatta questa lunga premessa, dovendo decidermi ho scelto: BLADE RUNNER.
         Visto in una sala tv del liceo durante un paio di ore buche, accompagnati dal più improbabile dei professori per la visione di un film (il grande don Marco Navoni). Colpiva la cupezza di quella Los Angeles del futuro in cui l’unico raggio di luce è proprio nel finale del film quando una colomba vola via dalle mani del replicante Roy Batty, ormai morto.  Mi ricordo naturalmente che mi aveva colpito da subito il monologo di Rutger Hauer: “io ne ho viste cose…”, ma soprattutto quella mano “inchiodata” che salva Deckard.
         Gran film davvero, tutto sommato sono contento di aver cominciato da qui, anche se sempre Ridley di Massimo Decimo Meridio e Lucas non sarebbero stati da meno.

“Tutto ciò che volevano erano le risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo? Dove vado? Quanto mi resta ancora?”

martedì 20 marzo 2012

BESTSELLER, LETTERATURA E CIBO PER GATTI







Ciao Maggie,
In una settimana un po’ travagliata per me e anche per te, mi è capitato di leggere sul Corriere un articolo di Raffaele La Capria intitolato “Il lettore medio e i buoni romanzi”. Mi è piaciuto molto così te lo ripropongo.

Il lettore medio e i buoni romanzi
Molto dipende dal gusto profondo di sentire un testo
Ora che per una volta e fuggevolmente sono entrato nella classifica dei più venduti, posso dire liberamente che la maggior parte dei libri in classifica sono illeggibili, e dunque do ragione a Citati che sul «Corriere» lo ha detto senza curarsi delle conseguenze. Ma sono i cattivi scrittori, secondo Citati, che vanno in classifica, o sono i lettori che ce li mandano? Oggi per un lettore non è tanto facile distinguere la buona letteratura da quella cattiva. Se una volta si poteva dire a cuor leggero: «Non è bello quel che è bello, è bello quel che piace», oggi possiamo dire con sicurezza: «Non è bello quel che è bello, è brutto quel che piace». Oggi ci sono scuole di scrittura che insegnano come si «scrive bene», come si fa un racconto o un romanzo, e come tutti, con un po' di applicazione possono imparare «come si fa». Vuoi un giallo, un poliziesco, un fantascientifico, un romanzesco, uno storico, un fantastico? La ricetta è pronta, si tratta solo di confezionare bene gli ingredienti necessari.
È qui che viene opportuna la non facile distinzione tra la buona letteratura e la cattiva-buona letteratura, che rassomiglia alla prima come l'ottone rassomiglia all'oro. A volte la somiglianza è talmente grande e il luccichio sfavilla talmente, che è facile cadere nell'errore di giudizio, o meglio, è facile essere imbrogliati. La zona grigia della cattiva-buona letteratura ha tra l'altro infinite gradazioni di grigio, cioè di approssimazione alla buona letteratura, e perciò anche per un addetto ai lavori è difficile distinguere tra grigio e grigio, e quanti critici, perché di tendenza o per sordità, non riescono a distinguere il vero dal falso, e danno per buona la letteratura che sembra buona perché ha molte caratteristiche di quella buona. Un vero critico, Hans Sedlmayr ci aiuta a distinguere. Nel suo libro Arte e verità scrive che oggi accade, molto più frequentemente di una volta, che la composizione abbia la pretesa di sostituirsi alla creazione. Ma la creazione è qualcosa di diverso, nasce dalla forza dell'immaginazione, e crea chiare immagini significanti, fantastiche metafore conoscitive, invenzioni verbali illuminanti, e un suo proprio linguaggio. La composizione, (la costruzione) non nasce come la creazione dalla potenza dell'immaginazione, nasce invece da un'intelligenza combinatoria, dalla razionale capacità di assemblare elementi diversi, e di intuire furbescamente quel che si può rubare (imitare) di qua e di là.
Per spiegarmi con parole più semplici sono ricorso all'esempio dei miei gatti (vedi il mio Letteratura e salti mortali). Tre gatti domestici, non quelli dell'età eroica in cui si nutrivano di topi o degli avanzi di cibo. Per pigrizia do ai miei gatti cibo confezionato in scatolette, e il menù è vario, i gusti tanti, non solo carne o pollo, ma anche combinazioni raffinate di tonnetto con papaya, con ginseng, pesce dell'Atlantico, pesce dell'Oceano Pacifico.
Sono talmente disgustati, poveri gatti, di questo cibo confezionato che devo continuamente cambiarlo. Volete tacchino? No? Allora pesce dell'Atlantico? Neanche. Pesce del Pacifico? Infine sono diventati talmente incerti e inappetenti che per risvegliare i loro veri istinti ho dato loro pesce fresco, fragranti alici di giornata, piccoli sgombri, fragaglia di paranza. Ebbene essi non li riconoscevano più, avevano perduto il loro istinto naturale. Perfino il filetto di vitello, tagliato a pezzettini dal mio piatto e a loro offerto con grazia, perfino quello schifavano. Siete o no felini, siete o no carnivori? Niente, neanche il filetto. Niente di veramente naturale essi riconoscevano più.
Capita la metafora? Anche il lettore medio, ormai assuefatto a confezioni letterarie d'ogni tipo, ma tutte artificiali, anzi industriali, come i miei gatti non riconosce più la buona letteratura. Anche questo è l'effetto del consumismo sempre più intenso e sempre più conculcato dal mercato. C'è un'ultima distinzione da fare tra un buon libro e uno cattivo, e questo va al di là della distinzione che ho già fatta, e riguarda anche la buona letteratura, quella vera, quella alta. E però una distinzione mia, personale, e riguarda il mio gusto, il mio modo di leggere e di sentire: per me un bel libro è quello che comunica attraverso il linguaggio un'emozione che può essere fredda (Les liaisons dangereuses) o calda (Dickens).
Non mi piacciono invece i libri troppo affidati a un'abilità stilistica dalle «volpi dello stile», perché questi libri, anche pregevoli letterariamente e anche necessari, spesso li trovo «disanimati», spesso sono «oggetti letterari» di notevole fattura, ma soddisfano più la mia intelligenza che il mio cuore. Ma qui esprimo solo i gusti personali di chi preferisce lo «stile dell'anatra»; che nuota leggera in superficie, ma che ottiene questa leggerezza faticando assiduamente sott'acqua con le zampette palmate. Un lavoro e una fatica che non si vedono, che lo scrittore non deve fare mai apparire.
«Sii profondamente superficiale»: è un proverbio di Machado per me e anche un consiglio da seguire."
Raffaele La Capria













































martedì 13 marzo 2012

SINDROME DI STENDHAL




Ciao Maggie,

         se tuo papà ne avesse la possibilità, una delle prime cose che farebbe sarebbe organizzare un bel viaggio per il mondo dovunque c’è un opera di Caravaggio. Me le vorrei vedere tutte. Pensa che paradossalmente una di quelle che mi manca è quella più vicina a noi: il “Canestro di frutta” conservato alla Pinacoteca Ambrosiana. Magari ci andremo insieme. Finora quelle che ho potuto vedere dal vero non mi hanno mai deluso. Come la splendida “Madonna dei pellegrini” nella chiesa di sant’Agostino a Roma.

         Non sono un esperto di arte. Non saprei giudicare con criteri diversi dal “mi piace”, “non mi piace” un quadro o un affresco o, come le chiamano adesso un’”installazione”. A questo proposito non ti dico il mio parere sulla gran parte dell’arte contemporanea perché rischierei di essere volgare.

         Ma i quadri di Caravaggio per me vanno oltre l’ammirazione artistica.

         Il mio preferito è la “Vocazione di Matteo” in san Luigi dei Francesi. Ti trascrivo il commento che abbiamo preparato per il libretto del nostro Matrimonio, dove era raffigurato in copertina:

«Per la copertina abbiamo scelto un quadro di Caravaggio che si trova a Roma nella Cappella Contarelli della Chiesa di San Luigi dei Francesi. La chiamata di Gesù (vestito con gli abiti del suo tempo) avviene nella quotidianità della nostra vita (Matteo e gli altri sono vestiti con gli abiti dei tempi di Caravaggio e stanno facendo quello che quotidianamente li occupava). La sua Grazia ci raggiunge  (come la luce che arriva dalle spalle di Gesù e non dall’unica finestra della bettola) e ci rende uomini nuovi, nuove creature (la mano di Gesù è speculare a quella di Adamo nell’affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina). Noi siamo liberi di rispondergli e spesso siamo troppo distratti per accorgerci del suo passaggio (come gli uomini al tavolo: qualcuno si stupisce, qualcuno guarda verso di lui, qualcuno nemmeno si accorge di quello che sta capitando, troppo intento a guardare i soldi sul tavolo). Pietro non era presente nella prima stesura del dipinto è stato aggiunto per ricordarci che è nella Chiesa e attraverso la Chiesa, con la sua grandezza e i suoi limiti, che noi arriviamo a conoscere Gesù e che la sua grazia ci raggiunge».

« Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere. »
Sthendal

martedì 6 marzo 2012

FATAL QUIETE




L'idea che si morirà è più crudele del morire, ma meno dell'idea che un altro sia morto.
Marcel Proust


Ciao Maggie,

                una settimana fa è morto un mio caro amico. Dico caro, anche se non lo vedevo ormai da mesi, perché ho condiviso con lui un pezzo importante della mia vita e, da quando si era ammalato, lo ricordavo spesso, insieme alla sua famiglia.  Era una persona davvero speciale.

Capirai col tempo che affrontare il tema della morte è assai difficile. Anzitutto la morte “in astratto”, come concetto; poi la morte come destino di ogni persona - anche la nostra quindi - e soprattutto la morte delle persone che ci sono care. Ognuno di questi tre aspetti richiederebbe pagine e pagine di riflessione.

Vorrei riuscire con te a fare in modo che non sia un concetto semplicemente rimosso o esorcizzato, rimandato o nascosto. Molte dalle pagine più belle e delle riflessioni più profonde dell’uomo sono nate a partire da questa ineluttabile realtà. D‘altro canto è proprio dell’Uomo chiedersi il perché della vita e di conseguenza il perché essa abbia una fine (o un Fine).  Ti ripropongo quello che ho scritto alla moglie di Andrea, parole che mi sono costate fatica e che sono solo un tentativo di starle vicino in un momento così difficile.

 
Ciao …,

                come sai non sono mai stato un tipo di molte parole. In queste circostanze, poi, le parole escono con ancora maggiore difficoltà dal cuore e dalla mente.  Quando esercitavo il ministero mi è capitato spesso di dover trovare il modo di confortare persone che avevano vissuto situazioni di lutto o comunque di difficoltà. Non c’è un manualetto per trovare le parole giuste, né un corso di teologia apposito.

                Sinceramente ne ho anche sentite di tutti i colori: “È la volontà di Dio”, “Se hai fede non essere triste”, “Il tempo fa passare tutto” e altre frasi fatte o “di circostanza” che non me la sono mai sentito di fare mie.  Alle volte mi sembrava facessero più male che bene a chi le ascoltava. Preferivo spesso il silenzio, un caloroso abbraccio, la vicinanza “affettiva”…

                In realtà, penso che, anche per un credente, la morte rimanga un mistero insondabile e per certi versi incomprensibile. La morte in generale, quella che aspetta ciascuno di noi e ancora di più quella che colpisce chi ci è vicino, un marito, un padre …  Mi ha colpito molto quello che mi hai detto: “io avevo bisogno di lui”. Nel nostro passaggio sulla terra abbiamo sempre bisogno di legami, di Amore, siamo fatti per  questo. Il nostro unico Assoluto deve essere Dio, tant’è vero che Gesù ci ammonisce: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” e lo fa in qualche modo anche per “tutelarci”, perché nessuno di noi può essere figlio, marito, padre, madre per sempre e prima o poi quaggiù questi legami si spezzano. Però non c’è altro modo di capire Dio se non quello di essere figli, mariti, mogli, padri, madri, perché, come dice la Parola di Dio, Lui è Padre (e madre), Figlio, insomma Amore appunto. Come dice San Paolo, l’immagine più chiara che possiamo farci di Dio è quella dell’amore sponsale tra uomo e donna.

                Allora, e concludo, quando un “fondamento” della nostra vita crolla, la Comunità cristiana o, per dirla in modo più semplice, gli amici ci sono proprio per “sostenere”, per stare accanto, accompagnare e in qualche modo colmare il vuoto che si crea dove viene a mancare una persona cara. So per esperienza - non personale, ma di persone che ho conosciuto e seguito - che il tempo non lenisce anzi, a volte acuisce la mancanza di chi è stato importante per noi e quando la sera ci si ritrova soli…può diventare molto dura. Ma, conoscendo molte persone che ti sono vicine, so anche che cercheranno in tutti i modi di farti sentire la loro presenza e vicinanza. Io ti assicuro che, come facevo ogni mattina e ogni sera per Andrea, continuerò a ricordarmi nella preghiera di te, di Davide e di Luca.

                A presto.

                Un abbraccio.