martedì 27 agosto 2013

ANCORA





Ciao Maggie.

Esiste la magia? Una mattina, sulla poltrona dell’appartamento di Bormio, appena dopo aver finito di rileggere uno dei miei libri preferiti, con quella sensazione piacevole e triste allo stesso tempo, mentre il sole cominciava a sorgere dietro le montagne, mi è capitato di trovare su You Tube una nuova versione di NYCS eseguita a Roma nel luglio scorso. Ecco, se esiste, quello è stato un momento di pura Magia.  Mi vedo “costretto” quindi a riparlare di Bruce. Siccome continuo a riascoltarla, siccome “non passa”, mi soffermo ancora sull’esecuzione di New York City Serenade.

Per cominciare, alcuni “freddi” dati: è stata la prima esecuzione al di fuori degli Stati Uniti (e non è che anche al di là dell’Atlantico sia stata suonata spesso). In questo caso è stata impreziosita da una sezione di archi rendendola magnifica. Aggiungo che nel concerto non sono mancate altre perle e rarità.

C’è un altro motivo per cui ne parlo ancora. L’album da cui è tratta, The wild, the innocent & the E street shuffle, è del 1973, esattamente 40 anni fa. Ascoltandola, rimango stupito da come un ragazzo di 24 anni, al suo secondo album, possa scrivere un capolavoro di tale bellezza e ambizione (è uno dei motivi per cui non viene eseguita così spesso). Un grande talento indubbiamente, ma la bella biografia scritta da Peter Ames Carlin che sto leggendo in questi giorni, una volta di più ha confermato un pensiero che ti ho ricordato altre volte. Una volta compreso (per caso, per ciò che viveva nell’ambiente familiare…) che la chitarra era il suo futuro, non ha solo fatto affidamento sulle sue doti naturali, ma ha passato ore ed ore, pomeriggi, giornate ad esercitarsi ed a migliorare. Così come, pur non avendo concluso il college, non ha mai smesso di "imparare" la scrittura, provando e riprovando, attingendo dalla sua grande cultura cinematografica, leggendo i classici della letteratura americana.  

Talento e esercizio il binomio che mi fa immediatamente tornare a te ed alla tua vita in costruzione. La mia preghiera  quotidiana è proprio questa: che tu possa capire qual è il tuo talento, magari per caso, magari provando e riprovando, magari seguendo strade che sembrano scomode e desuete (e che io forse non approverei immediatamente). E che tu possa avere la costanza e la determinazione per coltivarlo e farlo crescere.

Ovviamente prego anche perché io non sia in alcun modo un ostacolo in  questo cammino, ma, se mi è possibile, un aiuto.


I learned how to make it talk…


martedì 20 agosto 2013

RIPORTARE AL CUORE




Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.
(Seneca)


Ciao Maggie.
         Da oggi ci sarà una nuova etichetta: recordanda. Te ne parlavo qualche tempo fa nel post “radici” del 23 Aprile 2013. Le cose da ricordare. Ricordare ha una etimologia bellissima, con all' interno la parola cuore: riportare al cuore. Tenere nel cuore ciò che più ci è caro. La memoria è un dono essenziale. Non solo e non tanto per avere delle informazioni sul passato ma perché il nostro passato è ciò che “forma” il nostro presente e ciò su cui costruiamo il nostro futuro.
         Per quel che mi è possibile, spulciando nei ricordi dei tuoi nonni, nelle vecchie foto, nella memoria storica della famiglia Porta che è tua zia Cristina, cercherò di lasciarti qualche traccia del tuo passato, delle tue radici.
         La foto con cui cominciamo porta sul retro la data Agosto 1967. Quarantasei anni fa. Questa è la prima foto in cui, in braccio a nonna Giacomina (Mina), compare tuo papà insieme a zia Giovanna e zia Anna. Nel Febbraio di quell’anno nascevo ed in Agosto ero già a Sant’Antonio Valfurva, dove è stata scattata questa foto. Vedi perché sono un montanaro? La tradizione vuole che già in quell’estate, in passeggino e in spalla, abbia raggiunto il rifugio Branca. Ma non è per questo che ho scelto questa foto per cominciare.
         Nonna Mina era una “trovatella”. Ti racconterò un’altra volta le circostanze di questa vicenda. A volte il risalire al nostro passato non è così facile. Da parte di nonna Giuseppina, ad esempio, ci fermiamo appunto a sua mamma Giacomina. Il percorso a ritroso si interrompe e rimangono solo le domande a cui non si avranno ormai risposte.
 
 

 
 
Quando spolveri il sacro ripostiglio
che chiamiamo "memoria"
scegli una scopa molto rispettosa
e fallo in gran silenzio.
Sarà un lavoro pieno di sorprese -
oltre all'identità
potrebbe darsi
che altri interlocutori si presentino -
Di quel regno la polvere è silente -
sfidarla non conviene -
tu non puoi sopraffarla - invece lei
può ammutolire te-.
[Emily Dickinson]

 

martedì 13 agosto 2013

KOINÈ DELL’IMBECILLITÁ


Ciao Maggie.
         Non sono ancora riuscito a mettere file audio nei post (chissà se mai ci riuscirò). Così ti trascrivo il testo di una riflessione di Philippe Daverio fatta durante una trasmissione della Radio Svizzera. È sempre un piacere per me ascoltare questi personaggi, la loro cultura, la loro proprietà di linguaggio e nello stesso tempo la capacità di farsi comprendere e di non parlare solo agli addetti ai lavori. Alla domanda se l’inglese (inteso come lingua) fosse per l’Europa un elemento di coesione culturale ha risposto: «Be’, è un misto tra la coesione culturale e in un qualche modo l’imperium di una lingua sola, leggermente trasformata in una koinè dell’imbecillità. Perché quando dicevamo di Casanova che parlava 5 lingue, parlava  veramente 5 lingue. Oggi quelli che parlano quell’inglese lì, parlano male una specie di roba che ha 500 parole. Quella roba di 500 parole non fa la mente. L’uomo che sa 500 parole è destinato ad essere dominato. Chi vuole essere protagonista deve saperne 3000 almeno e allora 3000 si possono sapere anche su tre lingue. Quindi io non credo ad un inglese come lingua unica anche se la tendenza sarà in quella direzione lì, ma credo che un europeo vero debba sapere almeno tre lingue: una lingua da koinè, che può benissimo essere l’inglese, perché no (perché l’inglese quando è bello è bello ma quando è proprio modesto è fetido)? Ma che ne sappia almeno altre due. Se uno sa più di una lingua ha un cervello che funziona con punti di vista differenti cioè ha una trigonometria del pensiero che gli permetterà di essere più sveglio di un altro».
         Mi trova d’accordo su tutta la linea. Sulla “povertà” della lingua inglese, del suo vocabolario e della sua grammatica. Sulla necessità comunque di saperla almeno come l’italiano per chi vuole avere un futuro. Sull’utilità di conoscere perlomeno un’altra lingua ed in generale sull’equazione vocaboli “posseduti” = capacità di sapersela cavare nella vita. Ricordo che quando Grillo mi piaceva e faceva ancora solo il comico aveva nel repertorio una efficace battuta sui mafiosi che sparano facilmente perché ad un certo punto non sanno più, appunto, che parole usare per “spiegare” le cose. Ritengo, salvo eccezioni, che la violenza sia quasi sempre frutto dell’ignoranza.
         Mi risuonano nella testa due obiezioni. La prima: ma come il tuo cantante preferito, che continui a definire poeta, canta in Inglese! Anzi in uno slang americano che spesso è addirittura al limite della comprensione. Ma proprio di un fuoriclasse stiamo parlando che anche nella povertà della lingua ha saputo tirare fuori capolavori.
         La seconda: ma i mafiosi per molti sono persone che hanno fatto qualcosa nella vita e se vogliamo fare un nome a caso, che so Cassano, forse conoscerà 100 vocaboli (sono un ottimista) ma è uno “di successo”. A questa obiezione non ho armi per controbattere. Ognuno ha il suo criterio di “riuscita” e di “successo”. Ed io ho le idee abbastanza chiare su ciò vorrei che fosse il tuo percorso, anche se ogni tanto, scherzando, ti dico che se vorrai avere un futuro in questo paese dovrai essere “velina” o sposare uno ricco…

martedì 6 agosto 2013

GROWIN'UP (LUGLIO)


Ciao Maggie,
         Luglio è stato per te l’ultimo mese di asilo nido. Ogni tanto, forse presagendo qualcosa, hai fatto qualche capriccio in più al momento di lasciarti alle tue maestre. Sono stati due anni molto importanti per te, seguita da educatrici bravissime e appassionate. Lasci anche alcuni forti legami, come quello con Giorgia, visto che dall’anno prossimo andrai a Malnate.


         In questo caldo mese di Luglio, le domeniche in cui siamo rimasti a casa abbiamo cercato di rinfrescarle con un po’ d’acqua!



         Domenica 14 siamo stati a Sesto a trovare Leila, Alessandro ed Enrico.
         Domenica 21 gita a Brè sopra Lugano con la famiglia Lugli.



         Mattinata dell’ultima Domenica all’Ikea, dove, nonostante le ultime polemiche alimentari, ti sei mangiata una bella brioches!


         È stato il tuo primo mese intero senza pannolino, almeno di giorno e direi che a parte piccole defaillances te la sei cavata benissimo.