martedì 28 agosto 2012

DEL DUBBIO³


Saepe stylum vertas, iterum quae digna legi sint scripturus.(Cancella spesso, se vuoi scrivere cose che siano degne di essere lette)
(Orazio, Ars poetica)

Ciao Maggie,
         sono stato fortemente tentato di non proseguire più con il blog. Non perché non avessi argomenti in archivio (vacanze appena finite, attualità, testi/video/canzoni che mi hanno colpito e che tengo da parte…). E non perché il tempo in certi periodi scarseggi. Ma, ancora una volta, proprio per la difficoltà stessa dello scrivere.
         Ho avuto, tra l’altro, la malaugurata idea di andarmi a rileggere il blog dall’inizio: avrei riscritto praticamente ogni singolo post. Quanti errori, quante punteggiature sbagliate, quante ripetizioni, quante parole che avrei voluto sostituire…
         Ho anche dato un’occhiata ad altri blog e, a parte qualche eccezione dovuta all’enorme quantità di “scrittori”, li ho trovati ben scritti, divertenti e interessanti.
         Sono curioso, leggo molto, anche se vorrei leggere di più, spesso mi lascio andare ad esprimere pareri su qualsiasi cosa che, anche se contestati, vengono considerati anche semplicemente per riguardo al mio passato, ai miei studi o ai libri che ho tra le mani…
         Ma mettere per iscritto un pensiero mi è così difficile nella forma e nella sostanza!
         Significa, ad esempio, prendere una parte, che so, in una questione “politica” o “morale”… Ma, pur ritenendo che una parte la si debba prendere, anzi (e già così mi “schiero”) che esista una Verità oggettiva che va difesa, oltre che sempre approfondita, vorrei sempre che il mio pensiero sia il meno “integralista” possibile…
         Significa trovare le parole giuste al posto giusto, per essere sintetici ma esaurienti (e non ti dico la fatica che ho fatto per trovare le parole nel pensiero precedente) …
         Significa usare la giusta dose di ironia e verve che renda anche interessante la lettura…
         Per questo ho scelto la frase di Orazio per introdurre questo post, perché a volte, stufo di pensare, scrivo quello che mi capita di getto e poi lo rileggo mille volte per correggerlo. E per questo ho scelto un pensiero di Calvino per chiudere, con tanta invidia per quelli come lui che invece sapevano e sanno scrivere!
         Comunque, per ora, il blog continua, perché proprio la prima volta in cui ti parlavo della fatica di “trovar parole”, affermavo che faccio questo “esercizio” settimanale, non solo per te, ma anche per mettere alla prova me stesso. E tuo papà ha il vizio di lasciare le cose a metà troppo spesso.
        
P.S. Il post “DEL DUBBIO²” non ha avuto e non ha il “successo” del primo, per cui sono ancora alla ricerca del motivo…

Come scriverei bene se non ci fossi! Se tra il foglio bianco e il ribollire delle parole e delle storie che prendono forma e svaniscono senza che nessuno le scriva non ci si mettesse di mezzo quello scomodo diaframma che è la mia persona.
(Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore)

martedì 21 agosto 2012

E TUTTI... AL MARE



Ciao Maggie,

            la vacanza balneare, per tanti motivi, non è proprio la più congeniale per tuo papà. Se non altro, perché dai 5 mesi di vita in poi le sue vacanze sono state esclusivamente montagna, salvo rare e non particolarmente entusiasmanti eccezioni.

            L’unica vera vacanza al mare, se così la vogliamo chiamare, memorabile è stata la parte del viaggio di nozze trascorsa a Los Roques.

            Detto questo, con te e Roberta, anche la riviera romagnola (che per me rappresenta l’anti-vacanza: sudore, confusione, odore di crema, sabbia dappertutto, pessima musica di sottofondo, baby dance, noia…) diventa un posto piacevole e divertente.

Il mare, poi, ha anch’esso quel fascino dell’infinito che è caratteristico della montagna. Ogni volta penso che chi è nato guardando il mare dalle finestre di casa deve essere per forza speciale perché credo che sia inevitabile e inconscio chiedersi: e oltre quella linea in fondo cosa ci sarà mai? Facendo nascere anche il desiderio di andarci a curiosare. Così è la vita dell’uomo…fatti non foste



Ho spiegato a mio nipote cos’è il compromesso: "Se per le vacanze tua mamma vuole andare al mare, e tuo padre invece in montagna, il compromesso è che si va al mare, ma il babbo può portare gli sci".

(Dino Verde)

martedì 14 agosto 2012

TUTTI... IN MONTAGNA




Ciao Maggie,
                una sera della settimana scorsa, in preparazione alla partenza, abbiamo provato lo zainetto, mai usato prima, per portarti in spalla. Non volevi più scendere! Chissà, magari così potrai avere anche tu per la prima volta, quella che per me è come una visione, una boccata d’ossigeno, la cima che amo più di ogni altra: il Gran Zebrù.
                E’ anche la scalata di cui sono più orgoglioso della mia carriera di “alpinista”. Tutte le montagne sono belle. Ci sono state scalate e passeggiate nelle Dolomiti che mi hanno lasciato senza fiato. Un mio sogno sarebbe quello di vedere da vicino il mitico Cerro Torre. Ma il Gran Zebrù è speciale e il desiderio di poter ritornare sulla sua cima è sempre vivo in me.
                La sfida della montagna, anche se per molti puó sembrare incomprensibile -  vero nonna Marilena? – rimane una delle più affascinanti per l’uomo, che, per sua natura, ama andare oltre, sempre più in là o –in questo caso – più in alto. Penso perché siamo fatti per superare i nostri limiti, altrimenti non avremmo dentro di noi il desiderio di infinito e di assoluto che è tipico, per esempio, di ogni religione.
                La frase con cui ti saluto è quella che si trova sulla tessera del CAI, associazione alla quale sono iscritti (oltre agli zii Sissi e Giorgio) i tuoi nonni Luigi e Peppa che si sono praticamente conosciuti in montagna e tuo papà da più di 25 anni…

Io credetti, e credo, la lotta coll'Alpe utile come il lavoro,
nobile come un'arte, bella come una fede
Guido Rey


martedì 7 agosto 2012

DALLA FINE




Alexander Throckmorton

In youth my wings were strong and tireless,
But I did not know the mountains.
In age I knew the mountains
But my weary wings could not follow my vision –
Genius is wisdom and youth.

Quand'ero giovane, avevo ali instancabili,
ma non conoscevo le montagne.
Quando fui vecchio, conobbi le montagne
ma le ali stanche non tenevano più dietro alla visione.
Il genio è saggezza e gioventù.


Ciao Maggie,

         detto che “il Signore degli anelli” è al primo posto dei libri “da leggere” nella mia personale classifica, voglio oggi parlarti di uno dei tanti “secondi posti” di cui ti suggerisco, se e quando lo vorrai, la lettura. E’ uno tra quelli che qualche mio professore illuminato del liceo mi ha consigliato e che rimane nello scaffale dei preferiti, da riprendere in mano come “ristoro” quando si è a corto di buona letteratura: l’Antologia di Spoon River, dove Edgar Lee Master ci conduce tra le lapidi di un cimitero in un immaginario paese americano, facendoci leggere le epigrafi sulle tombe degli abitanti defunti e rivelando così una multiforme, pittoresca, drammatica, comica tavolozza di caratteri, personalità e vicende che potrebbero essere il compendio poetico di tutta l’umanità pur descrivendo solo i tratti di vita degli abitanti di un villaggio della provincia americana.

         La mia è un’edizione, ormai logora, della BUR, e non quella con la prima traduzione di Fernanda Pivano che, con Cesare Pavese, ha fatto conoscere il poeta americano in Italia, durante il periodo del fascismo.      Una storia che vale la pena di conoscere ed approfondire, ma non ora. E’ comunque una buona edizione, con un grande vantaggio: quello di rimandare, nelle note, ai personaggi che si intrecciano nelle varie poesie, perché queste sono storie di mariti e di mogli, di giudici e di colpevoli, di commercianti e di clienti, in un microcosmo in cui tutti conoscono (o pensano di conoscere) le vicende di tutti. Nonostante questo provincialismo, questo mondo chiuso in se stesso, in realtà ognuno può trovare in queste liriche i propri o gli altrui vizi e le proprie o altrui virtù.

         Sono dei colpi di fulmine, che in poche battute – è proprio questa la caratteristica dell’epigramma - riassumono la vita, il carattere, la rabbia, il dolore, i paradossi di questa varia umanità.

         Proprio perché guardano alla vita dal punto prospettico della morte, di questo grande mistero che è la fine, i versi di Master sono un invito a ricercare il senso di tutto quello che facciamo, il perché del nostro essere venuti al mondo e del nostro dover uscirne. E di come “riempire di significato” il tempo tra questi due estremi. Per questo ho scelto come esempio due delle più famose liriche che proprio di questo ci parlano.

         Prendendo spunto da queste poesie, quel genio di De André, ha scritto l’album “Non al denaro non all’amore né al cielo”. Ma l’etichetta è “legenda” quindi delle canzonette parleremo un’altra volta.



George Gray

I have studied many times
The marble which was chiseled for me--
A boat with a furled sail at rest in a harbor.
In truth it pictures not my destination
But my life.
For love was offered me and I shrank from its disillusionment;
Sorrow knocked at my door, but I was afraid;
Ambition called to me, but I dreaded the chances.
Yet all the while I hungered for meaning in my life.
And now I know that we must lift the sail
And catch the winds of destiny
Wherever they drive the boat.
To put meaning in one's life may end in madness,
But life without meaning is the torture
Of restlessness and vague desire--
It is a boat longing for the sea and yet afraid.

Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con le vele ammainate, in un porto.
In realtà non rappresenta il mio approdo
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, ma io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio-
è una barca che anela al mare eppure lo teme