martedì 11 dicembre 2012

FOUR MORE YEARS (THE BEST IS YET TO COME)


“Stanotte, più di 200 anni dopo che una ex colonia si è conquistata il diritto di determinare da sola il suo destino, l’impegno nel perfezionamento dell’unione continua. Va avanti grazie a voi. Va avanti perché avete riaffermato lo spirito che ha trionfato sulla guerra e la depressione, lo spirito che ha sollevato questo paese dagli abissi della disperazione fino alle alte vette della speranza, la ferma convinzione che, mentre ognuno di noi insegue il proprio sogno personale, insieme siamo una famiglia americana e insieme trionferemo o cadremo come una sola nazione e un solo popolo.  Questa notte, in questa elezione, voi, popolo americano, ci avete ricordato che anche se il nostro cammino è stato duro, anche se il nostro viaggio è stato lungo, ci siamo fatti forza, abbiamo combattuto, e nei nostri cuori sappiamo che il meglio per gli Stati Uniti d’America deve ancora venire…So che le campagne politiche a volte sembrano piccole, persino stupide. E che forniscono ai cinici molto materiale per criticare, i cinici che ci dicono che la politica non è nulla più che una gara tra ego o territorio di interessi particolari. Ma se mai avrete la possibilità di parlare alla gente che ha partecipato ai nostri comizi e si è ammassata dietro le ringhiere nella palestra di una scuola, o avete visto persone lavorare fino a tardi in un ufficio dell’organizzazione della campagna in qualche piccola contea lontano da casa, scoprirete che non è così. Sentirete la determinazione nella voce di un giovane organizzatore sul campo che sta cercando di costruirsi il futuro studiando al college e vuole che ogni bambino abbia la sua stessa opportunità. Sentirete l’orgoglio nella voce di una volontaria che va di porta in porta perché suo fratello è finalmente stato assunto quando la fabbrica di auto locale ha aggiunto un altro turno alla produzione.

Sentirete il profondo patriottismo nella voce della moglie di un militare che sta ai centralini fino a tarda notte per assicurarsi che nessuno che combatte per questo paese debba mai combattere per un lavoro o un tetto sulla testa quando torna a casa. Ecco perché noi lo facciamo. Ecco cosa può essere la politica. Ecco perché le elezioni contano. Non è cosa da poco, è una cosa grande. È importante. La democrazia in una nazione di 300 milioni di persone può essere rumorosa, caotica e complicata. Ognuno di noi ha la propria opinione. Ognuno ha cose in cui crede profondamente. E quando attraversiamo momenti difficili, quando come paese prendiamo decisioni importanti, questo necessariamente suscita passioni e controversie. Tutto questo non cambierà dopo stanotte. E non deve farlo…Crediamo in un’America generosa, in un’America che ha compassione, in un’America tollerante aperta ai sogni della figlia di un immigrato che studia nelle nostre scuole e crede nella nostra bandiera…Non sarà sempre una linea retta. Non sempre il cammino sarà agevole. Sapere che abbiamo speranze e sogni comuni non metterà termine ai nodi né risolverà tutti i nostri problemi o sostituirà il faticoso compito di costruire il consenso e i difficili compromessi necessari per portare avanti questo Paese…Il ruolo dei cittadini nella nostra democrazia non finisce con il voto. Non abbiamo mai pensato a cosa l’America possa fare per noi, ma a cosa possiamo fare insieme, con il lavoro duro e frustrante, ma necessario, dell’auto-governo. Ecco il principio su cui ci fondiamo…la libertà per cui così tanti americani hanno combattuto e sono morti comporta tanto diritti quanto responsabilità. E tra i diritti ci sono amore, carità, dovere e patriottismo… Non sto parlando di cieco ottimismo, di quella speranza che ignora l’enormità delle sfide o gli ostacoli sul nostro cammino. Né dell’idealismo delle buone intenzioni che ci consente di sederci ai bordi della strada e sottrarci a una sfida. Ho sempre creduto che la speranza è quella cosa testarda dentro di noi che ci ripete che, nonostante ogni prova del contrario, ci aspetta qualcosa di meglio, se abbiamo il coraggio di continuare a provarci, di continuare a lavorare, di continuare a lottare….Non importa se sei nero o bianco o ispanico o asiatico nativo americano o giovane o vecchio o ricco o povero, abile, disabile, gay o etero. Se vuoi provarci in America puoi farcela. Credo che possiamo afferrare il futuro insieme perché non siamo divisi come suggerisce la nostra politica. Non siamo cinici come credono i guru. Siamo più grandi della somma delle nostre ambizioni individuali, e siamo più di una manciata di stati rossi e blu. Siamo e saremo per sempre gli Stati Uniti d’America. E con il vostro aiuto e la grazia di Dio continueremo il viaggio e ricorderemo al mondo perché viviamo nella nazione più grande della terra. Grazie, America. Dio vi benedica. Dio benedica questi Stati Uniti.”


Ciao Maggie,

         altri importanti avvenimenti, oltre al tuo secondo compleanno, hanno segnato il mese di Novembre del 2012.

         A fine mese, ad esempio, la Barley arts ha annunciato le nuove date italiane del Wrecking ball tour nell’estate 2013. Almeno un’altra “liturgia” rock è assicurata. Coi tempi (musicali) che corrono è una vera grazia.

         Bruce ha sostenuto anche stavolta, pur con qualche distinguo, la candidatura di Obama. E questo è il secondo evento di cui ti vorrei parlare. Un mese fa, esattamente il 6 Novembre 2012, Barack Obama è stato rieletto come 44° presidente degli Stati Uniti d’America.  Continuerà quindi ad essere il “tuo” primo presidente. Ha vinto abbastanza nettamente, nonostante le previsioni della vigilia dessero l’avversario Mitt Romney molto vicino se non ormai in testa. Ed io ne sono contento. Ognuna delle considerazioni che vorrei farti – il ruolo degli Stati Uniti nella politica mondiale, il confronto “politico-amministrativo” tra USA e Italia, il valore della democrazia americana, le tematiche ambientali, quelle sociali, il peso delle lobby affaristico-religiose sul voto… - meriterebbero un post a parte. In quei giorni, ad esempio, un mio coomento su Facebook sul fatto che di Mitt Romney non sentiremo più parlare nei prossimi mesi (e che tu probabilmente sentirai parlare di Obama solo come storia), mentre in Italia i politici sono sempre quelli e combinano sempre gli stessi disastri, è stato apprezzato da alcuni, ma criticato da altri che non vedono negli Stati Uniti un modello di riferimento. Oppure pensa che una gran parte dei cristiani (di tutte le confessioni) americani è contraria ad Obama per motivi che invece sono praticamente gli unici che apprezzano quelli che vedono gli Stati Uniti come una finta democrazia e un pessimo leader mondiale. Insomma situazione complessa che, per farla breve, non mi ha impedito di esultare alla notizia della rielezione e ascoltando le parole del presidente subito dopo la certezza del risultato. Parole che hai letto sintetizzate sopra e che puoi invece ascoltare per intero nel video che conclude il post (perché tu l’Inglese lo saprai benissimo, vero?)…

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