martedì 10 aprile 2012

PAROLE, FERITE E GOMMA DA CANCELLARE




PAROLE
Solo in seguito
mi accorgo
quanto
le mie parole
feriscano involontariamente
le persone.

E allora
di corsa
mi addentro nel cuore
di queste persone
e mentre chiedo scusa,
con la gomma da cancellare
e con la matita
emendo le mie parole.

Toyo Shibata


Ciao Maggie,
un giorno, qualche settimana fa, è arrivato in libreria un volumetto che mi ha incuriosito per la storia dell’autrice. Una centenaria giapponese che ha cominciato novantenne a scrivere poesie. Ho letto la biografia poi l’ho messo a scaffale (come ti ho già detto il meno  “frequentato” della libreria). Qualche giorno dopo hanno cominciato a chiedercelo e ho pensato di dare un’occhiata alle poesie.  Devo dire che nella loro semplicità, molte non mi sono dispiaciute ed una l’ho usata per gli auguri pasquali.
Quella che ti propongo mi ha colpito molto. E’ un tema che mi sta particolarmente a cuore e te ne ho già parlato: l’uso della parola.
Noi comunichiamo quello che “sentiamo”, quello che “proviamo”, le nostre “idee”, sulla realtà, sulle persone attraverso il mezzo della parola. E’ uno strumento bellissimo e difficile, ricchissimo e ambiguo. Pur nella loro profondità e varietà le parole non possono esaurire o definire in maniera completa quello che il pensiero crea. Ad esempio, io ho ben chiaro in mente il concetto che vorrei esprimere, ma soggettivamente non riesco (per povertà di termini, perché mentre scrivo sono distratto o stanco…) ad esprimerlo in maniera adeguata e oggettivamente quello che scrivo può comunque essere compreso da chi legge in maniera diversa da quello che io vorrei o addirittura non compreso affatto. Allora può succedere, anzi succede spesso che la parola diventi anche “arma” di offesa.
Come sottolinea la prima parte della poesia (“involontariamente”),  non sto parlando dell’offesa gratuita, diretta e consapevole, spesso fatta alle spalle…quello è un discorso a parte e un’azione sempre meschina.  A volte l’ambiguità della parola, l’uso inappropriato di essa, genera incomprensioni o addirittura “ferite”, delle quali magari ci si accorge “solo in seguito”.
La seconda parte è bellissima ma il più delle volte di non facile riuscita. Sia perché non è semplice prendere la gomma per cancellare e chiedere scusa, sia perché bisogna che l’altro sia disposto a farci entrare nel suo cuore e accettare l’operazione di pulizia.
Comunque mi piaceva l’idea e come questa poesia la esprima.
Mi raccomando, Maggie, occhio alle parole!

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