martedì 7 febbraio 2012

FORSE DUE SU MILLE




Ad alcuni piace la poesia

Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane. 
 
La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo

come alla salvezza di un corrimano.
       
Ciao Maggie, il 1 Febbraio è morta Wisława Szymborska, una poetessa polacca, premiata anche con il Nobel. Prendo spunto dai suoi versi che hai appena letto per dirti due cose sulla Poesia.
Nella libreria dove lavoro occupa uno scaffale e se fosse per le vendite dovremmo togliere anche quello. Di questa poetessa, ad esempio, non abbiamo neanche un titolo. Magari adesso che è morta, la Mondadaori ci manderà qualche volume d’ufficio…
        Certo non è facile leggere la poesia, arrivo addirittura a capire chi la giudica assurda. Ma io non la penso affatto così, anzi la ritengo la più alta forma dell’arte dello scrivere. Intendo, ovviamente, la bella poesia (“…ce ne saranno due su mille…”)
        Esprimere con l’uso sapiente e appropriato di poche, concise parole quello che è il senso di ciò che accade, della realtà che ci circonda è, secondo me, l’espressione massima dell’arte. 
        La poesia è la ricerca dell’essenziale, della parola giusta al posto giusto, della giusta sonorità. Basti pensare a certi versi di Montale o di Emily Dickinson o di Alda Merini.
        La bellisssima poesia di Wisława Szymborska con cui concludo è stata scelta da Alberto ed Ana per essere letta durante il loro Matrimonio.

Amore a prima vista

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E’ bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi ?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole ?
uno scusi nella ressa ?
un ha sbagliato numero nella cornetta ?
-ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra ?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia ?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
Subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

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