martedì 22 novembre 2011

FABBRICAR PAROLE






Oggi, non voglio far della poesia,
non voglio stare chiuso contro un tavolo.
Voglio prender la porta, andare via
andarmene, se càpita, anche al diavolo!
In un giorno di ciel, d’aria e di sole
posso seduto, fabbricar parole?
Io, come il vecchio Amleto, sono stufo
di parole, parole, ancor parole!
Fra tanti pappagalli, sono un gufo
e disdegno le chiacchiere e le fole.
Se si parlasse meno, quanto il mondo
più felice sarebbe, e più fecondo!
Abbasso i versi e chi li legge e scrive!
Primavera s’annuncia, e vo’ pei campi
a veder in che modo si rivive
senza bisogno alcun che se ne stampi,
o ne filosofeggino due o tre
sui sedili dei tram, e nei caffè!
Senza soccorso di poeti e sofi
le siepi vanno rimettendo il verde!
Su per le aiuole crescono i carciofi,
e l’asparago inver nulla ci perde
se vien fuori, a dispetto della critica,
senza affatto occuparsi di politica.
E così fa la mammola, e fa l’erba,
il pero, il melo, il mandorlo, il ciliegio
che una veste di fiori hanno, e superba,
e daran frutto, senza ciarle, egregio.
Se facessimo un poco come loro:
chiacchiere niente, e alquanto più lavoro?


Ciao Maggie,
cercavo uno spunto per una questione importante da chiarire subito e, come a volte succede, mi è capitato proprio in questi giorni di leggere la poesia “Parole contro le parole”. Non è che sia proprio un capolavoro però mi serve come pretesto.


Questo è un post sui post. Così come la poesia che lo introduce è sulla poesia.


Può sembrare contraddittorio scrivere “abbasso i versi e chi li scrive” proprio in un verso poetico e condannare lo spreco delle parole con delle parole, ma questa poesia di Ernesto Ragazzoni mi aiuta a spiegarti subito, all’inizio di questo viaggio, una mia grossa difficoltà. Che è quella appunto della fatica di “fabbricar parole” Specialmente di scriverle. Non che nel parlare sia un gran chiacchierone … però scrivere è davvero una gran fatica.




Vedi, non voglio farti un trattato, però la parola è un mezzo così potente, così forte e delicato, così bello e terribile, che mi risulta così difficile usarla. E tanto più scriverla. Infatti ogni volta che, anche solo dopo poco tempo, rileggo qualcosa che ho scritto, cambierei tutto.


Sono così ammirato dagli artisti della parola, che in pochi versi, con pochi tratti, sanno esprimere il loro pensiero. Ed anche – molto meno però – da quelli che hanno facilità di linguaggio, non si interessano di regole, errori, prolissità, ma sanno comunicare…


Io non sono in grado di fare né l’una né l’altra cosa, ogni parola mi sembra sempre inadeguata, messa nel posto sbagliato, capace di generare equivoci…


Per cui questo “compito” di aggiornare almeno una volta alla settimana il blog, lo prendo come un esercizio e un po’ come un augurio perché tu sia più “comunicativa” di tuo papà.

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