martedì 23 luglio 2013

LUOGO DELL'ANIMA


Nel Castello di Semivicoli, su una collina in provincia di Chieti da cui si scrutano il Gran Sasso, la Maiella e l’Adriatico…Gianni Masciarelli ha trasformato i vini d’Abruzzo in successi internazionali. Marina Cvetic incontrò Gianni nel 1987, quando era una studentessa, in vacanza a Spalato. Si innamorarono. «Era pieno di sogni da trasformare in realtà, mi conquistò così». Un anno dopo lei era responsabile commerciale della cantina. Allora il Montepulciano d’Abruzzo era considerato il figlio di un dio minore, da vendere sfuso. Masciarelli, come si racconta nel libro «Un vignaiolo a modo suo», comprava le uve dal nonno («Voleva che le pagassi per farmi capire l’importanza della terra, alla sua morte ritrovai tutti gli assegni, non ne incassò uno»). Dal 2008 Gianni non c’è più e tocca all’ex studentessa governare la cantina con duemila barrique in cui fa suonare 24 ore al giorno canti gregoriani («A Gianni questa musica dava pace, ritrovava se stesso all’abbazia di Sant’Antimo»), tra le annate di Montepulciano e Trebbiano. Ora l’azienda ha più di 300 ettari e le iniziali 200 mila bottiglie sono diventate 2,5 milioni...


Ciao Maggie,
          non so come sia potuto succedere, ma siamo ormai giunti alla soglia dei 90 post e ancora non ti ho parlato dell’Abbazia di Sant’Antimo! Il caso, come accade sovente, mi ha fatto rendere conto di questa grave pecca. Ascoltavo una bella trasmissione della Radio Svizzera Italiana,  AdA, ovvero l’Arte dell’Ascolto, ed hanno letto il brano riportato sopra, tratto da un articolo del Corriere della Sera. Mi sono subito chiesto come abbia fatto a non dedicare uno spaio ad un luogo che amo così tanto…Tra le infinite meraviglie della nostra Italia, la Regione che più mi affascina è la Toscana, tra le ricchezze della Toscana la zona che prediligo è quella di Siena e il gioiello della terra di Siena è, per me, questa abbazia dalla storia affascinante. Mi sono innamorato a prima vista. In quell’angolo incantevole d’Italia ogni pieve meriterebbe il suo spazio e magari l’avrà: il capoluogo, Monteriggioni, Monte Oliveto Maggiore, Buonconvento, Murlo, San Galgano, Bagno Vignoni, San Quirico d’Orcia, Pienza, Montepulciano, Montalcino…
La millenaria Abbazia ha avuto nella sua storia alterne fortune e, come per molti monumenti in Italia (per esempio Galliano), il periodo più buio coincise con l’invasione Napoleonica e gli anni seguenti, in cui fu sconsacrata ed adibita a rimessa agricola. Le campagne di restauro del ‘900 non hanno comunque impedito che questo luogo fosse lasciato in stato di semi abbandono. Dal 1992 però, fortunatamente, una comunità di canonici regolari premostratensi proveniente dalla Francia, vi risiede ed anima la vita del luogo.
Io ho conosciuto questo splendido posto ancora prima che fosse definita la stabile residenza dei monaci e i luoghi di ospitalità dell’Abbazia erano ancora in fase di restauro. Un mio compagno di Teologia, Sergio, vi era passato con un gruppo di giovani in vacanza in Toscana e ne aveva decantato con tale entusiasmo la bellezza che non ho potuto esimermi, l’estate successiva dal farci una visita. Quello che appare venendo da Montalcino, quando sulla collina vedi l’abitato di Castelnuovo e, ai piedi, il prato, gli olivi, il cipresso e l’Abbazia è per me indescrivibile.
Questo è il “mio” luogo dell’anima. In Toscana, nelle Marche, in Umbria ed in generale in tutta Italia, chissà quanti angoli meravigliosi e spesso dimenticati e in rovina esistono. Aggiungo che le ultime volte che ci sono stato, direi inevitabilmente, le poche macchine e persone dei primi anni erano spesso diventate pullman, piazzali pieni e folle di turisti fotografanti e vocianti…Un altro clima, insomma. Ma appena mi capita l’occasione un salto lo facciamo comunque!

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