martedì 22 gennaio 2013

NELLO ZAINO





Sono una ragazza giovane, ho trovato un tuo libro a casa della zia, tutta casa e Chiesa, incuriosita ho letto qualche pagina che ha suscitato in me prima una reazione stizzita, poi curiosità. Parli di Dio, di fede, di certezze. Io ho vent’anni, credo in Dio ma non in quello raccontato dai preti. Mi rendo conto, però, che questo mio approccio non mi da nulla, mi sazia solo la mente e non il cuore. Cosa vuole dire credere? Come si fa a credere? (Laura, Torino)

Ciao Laura, sono contento del tenore della tua lettera. Vorrei, prima di entrare nel merito specifico della fede, riflettere con te su alcuni atteggiamenti che ritengo necessari per parlare di Dio. Cioè: prima di scalare la montagna, vale la pena di verificare l’equipaggiamento, al fine di non fare gli sprovveduti e farsi del male! Cercherò, allora, di riflettere con te su come decidiamo di affrontare l’itinerario. Sarebbe oltremodo sconveniente salire sul Gran Paradiso in calzoncini corti e t-shirt …
Parto da una considerazione: cosa portiamo nello zaino quando cerchiamo la fede? Cosa hai dentro? Cosa ci hai messo? Ciascuno di noi arriva a porsi il problema della fede con un carico non indifferente di nozioni, di esperienze (belle o brutte che siano), di incontri. Così, per te, giovane, sicuramente ha pesato il tuo vissuto da bambina: il catechismo, le catechiste, il parroco e il vice, il modo che i tuoi hanno avuto di presentarti la fede e così via. Un insieme di esperienze che non possiamo ignorare, un insieme di cose che possono rendere il carico dello zaino troppo pesante e, perciò, bloccare la tua ascensione. Così come hai dovuto, nella tua tumultuosa adolescenza, passare dall’infanzia all’età adulta rinnegando il tuo passato e riscoprendo i valori che ti erano stati trasmessi, accade per la fede. Solo che per l’affetto, la tua identità, il rapporto con i tuoi, il valore dell’istruzione, sei stata come costretta a fare il salto, obbligata, talvolta con ribellione e sofferenza, a “imparare” ad avere idee tue, a motivarle, a viverle. Con la fede è stato così? Mi succede spesso, troppo spesso, di incontrare adulti che non hanno veramente purificato la loro fede, non l’hanno cresciuta. È curioso e inquietante vedere adulti che accalorandosi su temi di fede, non fanno di meglio che riportare quattro nozioni imparate alle elementari! Eppure è la realtà: il momento stesso in cui ti è chiesto di diventare adulto nella fede (quel bistrattato Sacramento della Cresima), cioè di smettere di essere bambino, di tirarti su le braghe da solo, diventa per molti occasione di abbandonare la fede. Sarò schietto: non sopporto che un diciottenne mi esca fuori con l’affermazione: “sono agnostico, sono ateo”. Molto spesso dietro questa affermazione non c’è nulla, c’è il vento, la pigrizia, il conformismo. Ateo a diciotto anni? Ci sciacquiamo la bocca con questa spaventosa affermazione, cancellando, nella nostra supponenza, secoli di riflessioni fatte da uomini che hanno cercato (con dolore ed onestà) il senso ultimo delle cose. Che vuoi: fa “moda”, fa “giovane” liquidare il tema di Dio con due battute, senza porsi realmente il problema della sua Presenza. In reazione ad una fede fatta solo di apparenza e di tradizione, molti giovani ritengono che il Vangelo non abbia più nulla da dire o, al massimo, che il Vangelo dica cose molto diverse da quelle dette dalla Chiesa. Dove voglio parare? Semplice: con quale atteggiamento parti? Cosa porti nello zaino? Rifletti su queste due domande, con onestà. Forse si tratta di svuotare lo zaino da tutta una serie di cose inutili: idee preconcette, sensazioni (che so, quell’incontro antipatico con gli uomini di fede, ad esempio), fantasmi. Svuota, svuotati. Se parti alla ricerca di Dio bisogna anzitutto liberarsi dalle idee che ti sei fatta di Lui, per quanto care ti siano. Un grande studioso delle religioni, Max Weber, sosteneva che il nostro mondo ha allontanato Dio per prostrarsi a molti idoli che riempiono la vita: la carriera, l’immagine di sé, il potere… Per cercare Dio sul serio bisogna anzitutto avere il coraggio del deserto, del rischio, della spogliazione. Inoltre, e questo è altrettanto importante, forse occorre vedere nel tuo cuore con quali certezze parti. In montagna, lo sai, è estremamente pericolosa la presunzione. Le buone vecchie guide, quelle vere hanno sempre avuto paura della montagna, l’hanno rispettata e amata. Occorre allora, avere il coraggio dell’umiltà e dell’ascolto. Credo che per credere occorra prima guardare l’atteggiamento di base, il sentimento con cui affrontiamo questo che è uno dei temi essenziali della fede. Non chiederti, allora, “come si trova la fede?”, chiediti come tu vuoi affrontare questa ricerca: da assetata o da turista?

Ciao Maggie,
         Facebook è, allo stato attuale, un’arma a doppio taglio. Mi diverte, mi aiuta a mantenere vivi più facilmente i legami con alcuni amici e, a volte, può essere il veicolo di messaggi importanti. Il suo utilizzo però racchiude anche molte ambiguità: il problema della privacy per esempio o il fatto che ti ritrovi troppe volte la bacheca piena di inutilità, stupidaggini o a volte volgarità. Sono stato più volte sul punto di eliminare il profilo. Alcuni “amici” lo hanno già fatto, lo stanno facendo, oppure sono ancora su FB ma praticamente non lo usano. Altri, fortunatamente ma purtroppo raramente, lo usano per veicolare notizie, fatti, commenti che spiccano dal “mare magnum” della rete. Uno di questi è Matteo, un amico di Marcallo, che pochi giorni fa ha postato lo scritto riportato sopra, preso dal sito www.paolocurtaz.it.    Ho evidenziato i passaggi che mi sembrano più interessanti. Alcune frasi ricalcano quasi alla lettera le parole che anch’io ho usato in circostanze analoghe, cioè di fronte al rifiuto di una fede che in realtà non si è mai conosciuta per quello che è, di fronte all’ignoranza totale dell’essenza del messaggio Cristiano o alla sua conoscenza attraverso “caricature” della vera fede. A volte si pensa di potersi definire ancora cristiani da adulti, con la formazione e l’esperienza di un adulto ma con la conoscenza e l’approfondimento della Fede completamente ferma dalla Prima media. È assurdo! Oppure si rifiuta, addirittura si disprezza una fede che si è conosciuta solo attraverso espressioni bigotte, tradizionaliste, parziali, addirittura false, senza fare lo sforzo di capire qual è il cuore del vero messaggio di Gesù Cristo.
         Questo, a dire il vero, non è solo un difetto di giovani sprovveduti. Anche i vari “luminari” che definirei “crociati” dell’ateismo (Odifreddi, Hack, Dawkins…) spesso si dimostrano estremamente competenti e gradevoli nei loro campi di sapere (matematica, astrofisica, divulgazione scientifica…) ma “ignoranti” e “faciloni” quando parlano della fede cristiana e delle fedi in generale, quindi spesso faziosi e inutilmente astiosi.
         Io sono e sarò il primo a non volere per te una Fede immatura, credulona, bigotta, superficiale, clericale, da sacrestia, abitudinaria, “fondamentalista” e chi più ne ha più ne metta. Ma , appunto, questa NON È FEDE; può essere quello che molti vivono e insegnano ma non quello che ha insegnato Gesù Cristo che è quello che conta.
         Non voglio che per te la fede sia solo il rifugio nei momenti “disperati”, una serie di precetti da fare o di azioni da evitare, ma ciò che dà pienezza e compimento a quella ricerca di senso che ognuno ha in sé.
         Per questo concludo dicendoti che la chiave di lettura più importante dello spunto da cui sono partito sta nella lettera della ragazza in cui ricorre in poche righe la parola CURIOSITÀ. Se saprai sempre ricercare con passione il senso delle cose che accadono, la fede potrà essere per te la risposta migliore e se non sarà così spero ti rimanga sempre dentro la voglia di continuare a cercare e che tu possa trovare una risposta!

L'arte di insegnare consiste tutta e soltanto nell'arte di destare la naturale curiosità delle giovani menti, con l'intento di soddisfarla in seguito. Per digerire il sapere, bisogna averlo divorato con appetito.

Anatole France, Il delitto di Sylvestre Bonnard, 1881

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