con una decennale ricorrenza che fa riflettere anche me, notoriamente del tutto indifferente a dare strani significati a date e numeri legati agli avvenimenti, anche il 2013 porta nella mia vita un radicale cambiamento. Nel 1993 l’Ordinazione, nel 2003 la fine del Ministero e nel 2013 un’altra “svolta”. Con oggi inizio la mia ultima settimana in libreria e Martedì prossimo comincerò ad insegnare Religione in una scuola superiore di Seregno. Affronto questa nuova sfida con un po’ di timore. Vengo “buttato” in un mondo che ormai mi era lontano da parecchi anni. Ma è un cambiamento voluto e chi ha riposto fiducia in me si merita tutto il mio impegno.
questo è il centesimo
post e si chiude la prima parte di questo blog. Col prossimo inaugureremo la
seconda. Si perché la nascita di Francesca ha scombussolato tutto. Ho
accantonato subito l’idea di creare un altro blog apposito. Faccio già fatica
con uno e c’eri solo tu! Allora lo condividerete. Non solo, ma, viste le
circostanze, per almeno un anno assicuro solo la puntuale presenza del diario
mensile. Il resto continuerà quando troverò il tempo. Non voglio fare
cose raffazzonate, solo per mantenere la scadenza settimanale. Adesso siamo in
quattro. Ciao Maggie e ciao Francesca…
…Come a little piece of the Lord's undying light
Crying like he swallowed the fiery moon
In his mother's arms it was all the beauty I could take…
In a world so hard and dirty so fouled and confused
Searching for a little bit of God's mercy
I found living proof…
Mercoledì
scorso hai iniziato la scuola materna. Un altro passaggio importante della tua
giovane vita.
Voglio
però soffermarmi ancora sui due anni passati all’asilo nido. Abbiamo discusso a
lungo su questa scelta, anche se non c’erano grandi alternative. Nonna Marilena
era addirittura disposta a tenerti a casa con lei, nonostante il suo impegno
per aiutare anche zia Bea con i gemelli. Potendolo fare avrebbe tenuto a casa
tutti e tre. I bambini dovrebbero crescere in famiglia e qualche anno fa era
normale che la mamma, coadiuvata dai nonni, curasse i propri figli. Oggi,
lavorando entrambe i genitori, questa scelta è praticamente impossibile. Si
tratta di questioni di non poco conto. Evidentemente, in anni così importanti,
direi decisivi, cambia molto il crescere in un ambiente familiare o in una
struttura educativa diversa.
Detto
questo, al di là della difficile risposta su quale sia la scelta migliore, noi
siamo molto contenti di come hai vissuto questi due anni, della competenza
delle tue maestre (Ludovica/Ludi, Sabrina,Cristina “grande”, Cristina “piccola”
e Sofia. Ed anche dei legami che si sono creati con i tuoi compagni (Giorgia,
Tommy…).
quello
che più aspetto nelle vacanze estive è poter fare qualche bella passeggiata in
montagna e – nell’altrimenti stucchevole vacanza al mare – qualche bella
nuotata. Bene, quest’anno non ho potuto fare né l’una né l’altra cosa.
Nonostante
questo ci siamo divertiti molto lo stesso:
Divido
in due parti il diario di un Agosto vissuto pericolosamente. Oggi il prima e il
dopo le “trasferte” a Bormio e Gatteo e un po’ di “cronaca nera”. Ovviamente -
non è la prima volta - mi sono ammalato
proprio nelle settimane delle ferie… E, per rimanere ai lati dolenti, sei stata
coinvolta in due incidenti stradali: un tamponamento al ritorno da Gatteo, con
conseguente lunga sosta per constatazioni varie e l’uscita sconsiderata da uno
stop da parte di un folle mentre eri con la mamma a fare “delle commissioni”
come dici tu. Macchina semidistrutta, grande spavento ma fortunatamente niente
di grave.
Passiamo
all’elenco delle cose belle: Domenica 4 Agosto, al mattino un po’ di
giardinaggio
e al pomeriggio abbiamo festeggiato il compleanno di Samuele.
Poi
la gradita visita di Cristina e Donata.
Nella
mia prima settimana di vacanza, siamo andati a trovare Giovanni e Patrizia e la
mamma e le sue colleghe alla Lindt ed abbiamo ricevuto la sempre piacevole
visita di Tiziana. Siamo anche andati a trovare Mirko nello splendido parco
dove lavora, ma sei in una fase di difficile approccio con gli animali.
Poi
sono cominciate le mie disavventure “sanitarie”…
Al
ritorno dal mare grigliata con zia Rosi e zio Livio ma “dilazionata” a causa
del vostro tamponamento sulla via Emilia. A fine mese la gradita visita di due
amiche della mamma: Silvia con Giulia e Pietro
Esiste la magia? Una mattina,
sulla poltrona dell’appartamento di Bormio, appena dopo aver finito di rileggere
uno dei miei libri preferiti, con quella sensazione piacevole e triste allo
stesso tempo, mentre il sole cominciava a sorgere dietro le montagne, mi è
capitato di trovare su You Tube una nuova versione di NYCS eseguita a Roma nel
luglio scorso. Ecco, se esiste, quello è stato un momento di pura Magia. Mi vedo “costretto” quindi a riparlare di
Bruce. Siccome continuo a riascoltarla, siccome “non passa”, mi soffermo ancora
sull’esecuzione di New York City Serenade.
Per cominciare, alcuni “freddi” dati: è stata la prima
esecuzione al di fuori degli Stati Uniti (e non è che anche al di là
dell’Atlantico sia stata suonata spesso). In questo caso è stata impreziosita
da una sezione di archi rendendola magnifica. Aggiungo che nel concerto non
sono mancate altre perle e rarità.
C’è un altro motivo per cui ne parlo ancora. L’album da
cui è tratta, The
wild, the innocent & the E street shuffle, è del 1973, esattamente 40
anni fa. Ascoltandola, rimango stupito da come un ragazzo di 24 anni, al suo
secondo album, possa scrivere un capolavoro di tale bellezza e ambizione (è uno
dei motivi per cui non viene eseguita così spesso). Un grande talento
indubbiamente, ma la bella biografia scritta da Peter Ames Carlin che sto
leggendo in questi giorni, una volta di più ha confermato un pensiero che ti ho
ricordato altre volte. Una volta compreso (per caso, per ciò che viveva
nell’ambiente familiare…) che la chitarra era il suo futuro, non ha solo fatto
affidamento sulle sue doti naturali, ma ha passato ore ed ore, pomeriggi,
giornate ad esercitarsi ed a migliorare. Così come, pur non avendo concluso il college, non ha mai smesso di "imparare" la scrittura, provando e riprovando, attingendo dalla sua grande cultura cinematografica, leggendo i classici della letteratura americana.
Talento e esercizio il binomio che mi fa immediatamente
tornare a te ed alla tua vita in costruzione.
La mia preghiera
quotidiana è proprio questa: che tu possa capire qual è il tuo talento, magari
per caso, magari provando e riprovando, magari seguendo strade che sembrano
scomode e desuete (e che io forse non approverei immediatamente). E che tu
possa avere la costanza e la determinazione per coltivarlo e farlo crescere.
Ovviamente prego anche perché io non sia in alcun modo un
ostacolo in questo cammino, ma, se mi è possibile, un aiuto.
Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il
passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo,
tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.
(Seneca)
Ciao
Maggie.
Da oggi ci sarà una nuova etichetta: recordanda. Te ne parlavo qualche tempo
fa nel post “radici” del 23 Aprile 2013. Le cose da ricordare. Ricordare ha una
etimologia bellissima, con all' interno la parola cuore: riportare al
cuore. Tenere nel cuore ciò che più ci è caro. La memoria è un dono
essenziale. Non solo e non tanto per avere delle informazioni sul passato
ma perché il nostro passato è ciò che “forma” il nostro presente e ciò su cui
costruiamo il nostro futuro.
Per quel che mi è possibile, spulciando
nei ricordi dei tuoi nonni, nelle vecchie foto, nella memoria storica della
famiglia Porta che è tua zia Cristina, cercherò di lasciarti qualche traccia
del tuo passato, delle tue radici.
La foto con cui cominciamo porta sul
retro la data Agosto 1967. Quarantasei anni fa. Questa è la prima foto in cui,
in braccio a nonna Giacomina (Mina), compare tuo papà insieme a zia Giovanna e
zia Anna. Nel Febbraio di quell’anno nascevo ed in Agosto ero già a
Sant’Antonio Valfurva, dove è stata scattata questa foto. Vedi perché sono un montanaro? La tradizione vuole che già
in quell’estate, in passeggino e in spalla, abbia raggiunto il rifugio Branca.
Ma non è per questo che ho scelto questa foto per cominciare.
Nonna Mina era una “trovatella”. Ti racconterò un’altra
volta le circostanze di questa vicenda. A volte il risalire al nostro passato
non è così facile. Da parte di nonna Giuseppina, ad esempio, ci fermiamo
appunto a sua mamma Giacomina. Il percorso a ritroso si interrompe e rimangono solo
le domande a cui non si avranno ormai risposte.
Quando spolveri il sacro ripostiglio
che chiamiamo "memoria"
scegli una scopa molto rispettosa
e fallo in gran silenzio.
Sarà un lavoro pieno di sorprese -
oltre all'identità
potrebbe darsi
che altri interlocutori si presentino -
Di quel regno la polvere è silente -
sfidarla non conviene -
tu non puoi sopraffarla - invece lei
può ammutolire te-.
[Emily Dickinson]
Non
sono ancora riuscito a mettere file audio nei post (chissà se mai
ci riuscirò). Così ti trascrivo il testo di una riflessione di Philippe Daverio
fatta durante una trasmissione della Radio Svizzera. È sempre un piacere per me
ascoltare questi personaggi, la loro cultura, la loro proprietà di linguaggio e
nello stesso tempo la capacità di farsi comprendere e di non parlare solo agli
addetti ai lavori. Alla domanda se l’inglese (inteso come lingua) fosse per l’Europa
un elemento di coesione culturale ha risposto: «Be’, è un misto tra la
coesione culturale e in un qualche modo l’imperium
di una lingua sola, leggermente trasformata in una koinè dell’imbecillità. Perché quando dicevamo di Casanova che
parlava 5 lingue, parlavaveramente 5 lingue. Oggi quelli che
parlano quell’inglese lì, parlano male una specie di roba che ha 500 parole.
Quella roba di 500 parole non fa la
mente. L’uomo che sa 500 parole è destinato ad essere dominato. Chi vuole
essere protagonista deve saperne 3000 almeno e allora 3000 si possono sapere
anche su tre lingue. Quindi io non credo ad un inglese come lingua unica anche
se la tendenza sarà in quella direzione lì, ma credo che un europeo vero debba
sapere almeno tre lingue: una lingua da koinè,
che può benissimo essere l’inglese, perché no (perché l’inglese quando è bello è
bello ma quando è proprio modesto è fetido)? Ma che ne sappia almeno altre due.
Se uno sa più di una lingua ha un cervello che funziona con punti di vista
differenti cioè ha una trigonometria del pensiero che gli permetterà di essere
più sveglio di un altro».
Mi
trova d’accordo su tutta la linea. Sulla “povertà” della lingua inglese, del
suo vocabolario e della sua grammatica. Sulla necessità comunque di saperla
almeno come l’italiano per chi vuole avere un futuro. Sull’utilità di conoscere
perlomeno un’altra lingua ed in generale sull’equazione vocaboli “posseduti” =
capacità di sapersela cavare nella vita. Ricordo che quando Grillo mi piaceva e
faceva ancora solo il comico aveva nel repertorio una efficace battuta sui
mafiosi che sparano facilmente perché ad un certo punto non sanno più, appunto,
che parole usare per “spiegare” le cose. Ritengo, salvo eccezioni, che la
violenza sia quasi sempre frutto dell’ignoranza.
Mi
risuonano nella testa due obiezioni. La prima: ma come il tuo cantante
preferito, che continui a definire poeta, canta in Inglese! Anzi in uno slang
americano che spesso è addirittura al limite della comprensione. Ma proprio di
un fuoriclasse stiamo parlando che anche nella povertà della lingua ha saputo
tirare fuori capolavori.
La
seconda: ma i mafiosi per molti sono persone che hanno fatto qualcosa nella
vita e se vogliamo fare un nome a caso, che so Cassano, forse conoscerà 100
vocaboli (sono un ottimista) ma è uno “di successo”. A questa obiezione non ho
armi per controbattere. Ognuno ha il suo criterio di “riuscita” e di “successo”.
Ed io ho le idee abbastanza chiare su ciò vorrei che fosse il tuo percorso, anche se ogni
tanto, scherzando, ti dico che se vorrai avere un futuro in questo paese dovrai
essere “velina” o sposare uno ricco…
Luglio è stato per te l’ultimo mese di asilo nido. Ogni tanto, forse presagendo qualcosa, hai fatto qualche capriccio in più al momento di lasciarti alle tue maestre. Sono stati due anni molto importanti per te, seguita da educatrici bravissime e appassionate. Lasci anche alcuni forti legami, come quello con Giorgia, visto che dall’anno prossimo andrai a Malnate.
In questo caldo mese di Luglio, le domeniche in cui siamo rimasti a casa abbiamo cercato di rinfrescarle con un po’ d’acqua!
Domenica 14 siamo stati a Sesto a trovare Leila, Alessandro ed Enrico.
Domenica 21 gita a Brè sopra Lugano con la famiglia Lugli.
Mattinata dell’ultima Domenica all’Ikea, dove, nonostante le ultime polemiche alimentari, ti sei mangiata una bella brioches!
È stato il tuo primo mese intero senza pannolino, almeno di giorno e direi che a parte piccole defaillances te la sei cavata benissimo.
Il 23 luglio ho fatto la mia pressione
n° 17.000 sulla macchina per la ricopertura dei libri. Ogni tanto mi sfugge
l’occhio sul contatore ed ho “beccato” questo numero. Dirai: che evento
straordinario! In effetti è una stupidaggine, ma come mi capita a volte, ne sono
scaturite, a cascata, altre considerazioni. Ogni tanto mi soffermo a pensare al
tempo della mia vita occupato da determinate azioni/attività… ad esempio nel
caso delle copertine, pur odiando qualsiasi operazione matematica che superi le
addizioni ad una cifra, ho calcolato che equivale alla ricopertura di circa 8500
libri. Ogni libro richiede più o meno 1 minuto, quindi ho impiegato circa sei
giorni della mia vita a ricoprire libri (finora). La tentazione è stata quella
di scrivere sprecato, ma questa
operazione è una delle tante dei 2100 giorni della mia vita in cui ho lavorato
con un contratto da dipendente (escludo da questo computo il tempo del mio
“lavoro” precedente per motivi che non è il momento di specificare). Quindi ci
sarebbe da discutere se il tempo del lavoro sia tempo “sprecato” ed a quali
condizioni possa non esserlo. Non sono tanto oziosi i calcoli che ogni tanto
“spreco” il tempo a fare.
Ad esempio, facendo una media
abbondante di 7 ore a notte (spesso dormo meno) ho passato a letto 4950 giorni,
cioè 13 anni! Tredici anni della mia vita a dormire!!! Calcolando invece una
media di un’ora per pranzo e cena (spesso ci metto molto meno specie quando
sono/ero solo) sono quasi 17.000 ore a tavola cioè quasi due anni! In questi
due casi, pur essendo entrambe “attività” necessarie ritengo (è una mia
opinione personalissima) totalmente sprecato il tempo del sonno, mentre quello
del cibo, specie in alcune trattorie della Toscana, assolutamente prezioso…
Ma, proseguendo, quanto tempo passo in
macchina? Teniamo conto solo del tragitto lavorativo. Da quando abito a Vedano
ho fatto il viaggio fino a Cantù circa 800 volte (calcolato per difetto visto
che spesso fino a poco tempo fa lavoravo di domenica). Sono circa 4000 km, ma
soprattutto, tenendo conto di una media di 75, sono 60.000 minuti, cioè più di
41 giorni! Detto così mi fa sempre un po’ impressione. È vero, in macchina
metto buoni cd, mi aggiorno sulle notizie, ascolto i podcast che mi
interessano… ma sono sempre 41 giorni della mia vita buttati per andare da un
punto A ad un punto B. Esistesse il teletrasporto li avrei risparmiati!
Per concludere, visto che potrei fare
questi calcoli su praticamente ogni attività della giornata, di ciascuna si
potrebbe dire: è tempo utile, perso, buono? È tempo che non ritornerà indietro, questa è l’unica
certezza.
P.S.
Per curiosità, con una media di circa un’ora per scrivere ciascun post…va be’
fa niente…
Dicono che c'è un tempo
per seminare
e uno che hai voglia ad
aspettare un tempo sognato che viene
di notte e un altro di giorno teso come un lino a sventolare.
C'è un tempo negato e uno
segreto
un tempo distante che è
roba degli altri un momento che era meglio
partire e quella volta che noi due
era meglio parlarci.
C'è un tempo perfetto per
fare silenzio
guardare il passaggio del
sole d'estate e saper raccontare ai
nostri bambini quando è l'ora muta delle fate.
C'è un giorno che ci siamo
perduti
come smarrire un anello in
un prato e c'era tutto un programma
futuro che non abbiamo avverato.
È tempo che sfugge, niente
paura
che prima o poi ci
riprende perché c'è tempo, c'è
tempo c'è tempo, c'è tempo per questo mare infinito
di gente.
Dio, è proprio tanto che
piove e da un anno non torno da mezz'ora sono qui
arruffato dentro una sala d'aspetto di un tram che non viene non essere gelosa di me della mia vita non essere gelosa di me non essere mai gelosa di
me.
C'è un tempo d'aspetto
come dicevo
qualcosa di buono che
verrà un attimo fotografato,
dipinto, segnato e quello dopo perduto via senza nemmeno voler sapere
come sarebbe stata la sua fotografia.
C'è un tempo bellissimo
tutto sudato
una stagione ribelle l'istante in cui scocca
l'unica freccia che arriva alla volta
celeste e trafigge le stelle è un giorno che tutta la
gente si tende la mano è il medesimo istante per
tutti che sarà benedetto, io
credo da molto lontano è il tempo che è
finalmente o quando ci si capisce un tempo in cui mi vedrai accanto a te nuovamente mano alla mano che buffi saremo se non ci avranno nemmeno avvisato.
Dicono che c'è un tempo
per seminare
e uno più lungo per
aspettare io dico che c'era un tempo
sognato che bisognava sognare. (Ivano
Fossati)