Sono una
ragazza giovane, ho trovato un tuo libro a casa della zia, tutta casa e Chiesa,
incuriosita ho
letto qualche pagina che ha suscitato in me prima una reazione stizzita, poi curiosità. Parli di Dio,
di fede, di certezze. Io ho vent’anni, credo in Dio ma non in quello raccontato
dai preti. Mi rendo conto, però, che questo mio approccio non mi da nulla, mi
sazia solo la mente e non il cuore. Cosa vuole dire credere? Come si fa a
credere? (Laura, Torino)
Ciao
Laura, sono contento del tenore della tua lettera. Vorrei, prima di entrare nel
merito specifico della fede, riflettere con te su alcuni atteggiamenti che
ritengo necessari per parlare di Dio. Cioè: prima di scalare la montagna, vale
la pena di verificare
l’equipaggiamento, al fine di non fare gli sprovveduti e farsi del male!
Cercherò, allora, di riflettere con te su come decidiamo di affrontare
l’itinerario. Sarebbe oltremodo sconveniente salire sul Gran Paradiso in
calzoncini corti e t-shirt …
Parto
da una considerazione: cosa portiamo nello zaino quando cerchiamo la fede? Cosa
hai dentro? Cosa ci hai messo? Ciascuno di noi arriva a porsi il problema della
fede con un carico non
indifferente di nozioni, di esperienze (belle o brutte che siano), di incontri.
Così, per te, giovane, sicuramente ha pesato il tuo vissuto da bambina: il catechismo, le
catechiste, il parroco e il vice, il modo che i tuoi hanno avuto di presentarti
la fede e così via. Un insieme di esperienze che non possiamo ignorare, un
insieme di cose che possono rendere il carico dello zaino troppo pesante e,
perciò, bloccare la tua ascensione. Così come hai dovuto, nella tua tumultuosa
adolescenza, passare dall’infanzia all’età adulta rinnegando il tuo passato e
riscoprendo i valori che ti erano stati trasmessi, accade per la fede. Solo che
per l’affetto, la tua identità, il rapporto con i tuoi, il valore
dell’istruzione, sei stata come costretta a fare il salto, obbligata, talvolta con ribellione e
sofferenza, a “imparare” ad avere idee tue, a motivarle, a viverle. Con la fede
è stato così? Mi succede spesso, troppo spesso, di incontrare adulti che non hanno veramente
purificato la loro fede, non l’hanno cresciuta. È curioso e inquietante
vedere adulti che accalorandosi su temi di fede, non fanno di meglio che
riportare quattro nozioni
imparate alle elementari! Eppure è la realtà: il momento stesso in cui
ti è chiesto di diventare adulto nella fede (quel bistrattato Sacramento della
Cresima), cioè di smettere di essere bambino, di tirarti su le braghe da solo,
diventa per molti occasione di abbandonare la fede. Sarò schietto: non sopporto
che un diciottenne mi esca fuori con l’affermazione: “sono agnostico, sono
ateo”. Molto spesso dietro questa affermazione non c’è nulla, c’è il vento, la
pigrizia, il conformismo. Ateo a diciotto anni? Ci sciacquiamo la bocca con
questa spaventosa affermazione, cancellando, nella nostra supponenza, secoli di
riflessioni fatte da uomini che hanno cercato (con dolore ed onestà) il senso
ultimo delle cose. Che vuoi: fa “moda”, fa “giovane” liquidare il tema di Dio
con due battute, senza porsi realmente il problema della sua Presenza. In reazione ad una fede fatta
solo di apparenza e di tradizione, molti giovani ritengono che il Vangelo non
abbia più nulla da dire o, al massimo, che il Vangelo dica cose molto
diverse da quelle dette dalla Chiesa. Dove voglio parare? Semplice: con quale
atteggiamento parti? Cosa porti nello zaino? Rifletti su queste due domande,
con onestà. Forse si tratta di svuotare lo zaino da tutta una serie di cose
inutili: idee preconcette, sensazioni (che so, quell’incontro antipatico con
gli uomini di fede, ad esempio), fantasmi. Svuota, svuotati. Se parti alla ricerca di Dio
bisogna anzitutto liberarsi dalle idee che ti sei fatta di Lui, per quanto care
ti siano. Un grande studioso delle religioni, Max Weber, sosteneva che il
nostro mondo ha allontanato Dio per prostrarsi a molti idoli che riempiono la
vita: la carriera, l’immagine di sé, il potere… Per cercare Dio sul serio
bisogna anzitutto avere il
coraggio del deserto, del rischio, della spogliazione. Inoltre, e questo
è altrettanto importante, forse occorre vedere nel tuo cuore con quali certezze
parti. In montagna, lo sai, è estremamente pericolosa la presunzione. Le buone
vecchie guide, quelle vere hanno sempre avuto paura della montagna, l’hanno
rispettata e amata. Occorre allora, avere il coraggio dell’umiltà e
dell’ascolto. Credo che per credere occorra prima guardare l’atteggiamento di base, il sentimento
con cui affrontiamo questo che è uno dei temi essenziali della fede. Non
chiederti, allora, “come si trova la fede?”, chiediti come tu vuoi affrontare
questa ricerca: da assetata o da turista?
Ciao Maggie,
Facebook è, allo stato attuale, un’arma
a doppio taglio. Mi diverte, mi aiuta a mantenere vivi più facilmente i legami con
alcuni amici e, a volte, può essere il veicolo di messaggi importanti. Il suo
utilizzo però racchiude anche molte ambiguità: il problema della privacy per
esempio o il fatto che ti ritrovi troppe volte la bacheca piena di inutilità,
stupidaggini o a volte volgarità. Sono stato più volte sul punto di eliminare
il profilo. Alcuni “amici” lo hanno già fatto, lo stanno facendo, oppure sono
ancora su FB ma praticamente non lo usano. Altri, fortunatamente ma purtroppo
raramente, lo usano per veicolare notizie, fatti, commenti che spiccano dal
“mare magnum” della rete. Uno di questi è Matteo, un amico di Marcallo, che
pochi giorni fa ha postato lo scritto riportato sopra, preso dal sito
www.paolocurtaz.it. Ho evidenziato i passaggi che mi sembrano più
interessanti. Alcune frasi ricalcano quasi alla lettera le parole che anch’io
ho usato in circostanze analoghe, cioè di fronte al rifiuto di una fede che in
realtà non si è mai conosciuta per quello che è, di fronte all’ignoranza totale
dell’essenza del messaggio Cristiano o alla sua conoscenza attraverso
“caricature” della vera fede. A volte si pensa di potersi definire ancora
cristiani da adulti, con la formazione e l’esperienza di un adulto ma con la
conoscenza e l’approfondimento della Fede completamente ferma dalla Prima
media. È assurdo! Oppure si rifiuta, addirittura si disprezza una fede che si è
conosciuta solo attraverso espressioni bigotte, tradizionaliste, parziali,
addirittura false, senza fare lo sforzo di capire qual è il cuore del vero
messaggio di Gesù Cristo.
Questo,
a dire il vero, non è solo un difetto di giovani sprovveduti. Anche i vari
“luminari” che definirei “crociati” dell’ateismo (Odifreddi, Hack, Dawkins…)
spesso si dimostrano estremamente competenti e gradevoli nei loro campi di
sapere (matematica, astrofisica, divulgazione scientifica…) ma “ignoranti” e
“faciloni” quando parlano della fede cristiana e delle fedi in generale, quindi
spesso faziosi e inutilmente astiosi.
Io
sono e sarò il primo a non volere per te una Fede immatura, credulona, bigotta,
superficiale, clericale, da sacrestia, abitudinaria, “fondamentalista” e chi
più ne ha più ne metta. Ma , appunto, questa NON È FEDE; può essere quello che
molti vivono e insegnano ma non quello che ha insegnato Gesù Cristo che è quello
che conta.
Non
voglio che per te la fede sia solo il rifugio nei momenti “disperati”, una
serie di precetti da fare o di azioni da evitare, ma ciò che dà pienezza e
compimento a quella ricerca di senso che ognuno ha in sé.
Per
questo concludo dicendoti che la chiave di lettura più importante dello spunto
da cui sono partito sta nella lettera della ragazza in cui ricorre in poche
righe la parola CURIOSITÀ. Se saprai sempre ricercare con passione il senso
delle cose che accadono, la fede potrà essere per te la risposta migliore e se
non sarà così spero ti rimanga sempre dentro la voglia di continuare a cercare
e che tu possa trovare una risposta!
L'arte di insegnare consiste tutta e soltanto
nell'arte di destare la naturale curiosità delle giovani menti, con l'intento
di soddisfarla in seguito. Per digerire il sapere, bisogna averlo divorato con
appetito.
Anatole France,
Il delitto di
Sylvestre Bonnard, 1881
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