Ciao
Maggie.
Il 27 gennaio del 1945 fu abbattuto il
cancello del campo di sterminio di Aushwitz e da qualche anno in questo giorno
di gennaio si celebra il Giorno della Memoria.
Non è senz’altro una mia dote quella di
avere una memoria di ferro ma i ricordi delle mie visite a Mauthausen e
Aushwitz sono ancora vividi nella mia mente. Soprattutto mi colpisce ancora
oggi ripensare alla località austriaca, forse perché era la prima volta in un
Campo di concentramento. Durante una vacanza spensierata lungo il Danubio fino
a Vienna, con alcuni giovani di Vergiate, ho la chiara memoria dell’improvviso
e quasi surreale cessare di risate e chiacchiere dall’ingresso del campo fino
molto tempo dopo la fine della visita. Ed alcuni particolari che, ripeto,
ancora oggi mi stupiscono per quanto sono vividi: la scala della morte, la
stanza in cui alcune “categorie” di persone, secondo la logica perversa dei
nazisti, venivano immediatamente eliminate con un colpo di pistola alla nuca,
prima ancora di diventare “forza lavoro”. Ma anche come, a pochi chilometri di
distanza, si facesse fatica ad avere indicazioni precise sul campo, quasi che
gli abitanti del posto volessero “rimuovere” questo luogo di male assoluto;
oppure una parte della lunga conversazione con il Priore dell’abbazia di Melk
quella stessa sera. Era un ragazzo all’epoca della “soluzione finale” ma ci
ricordava che la propaganda nazista, usando “sapientemente” i pochi mezzi a
disposizione, indottrinava gli animi delle persone e le convinceva che quella
fosse l’unica strada, nascondendo, a suo dire, i crimini peggiori.
Ecco Maggie, potrei scrivere molto
altro su questo argomento, che approfondirai sicuramente negli studi o per
interesse personale, senza dimenticare che genocidi ce n’erano stati prima, ce
ne sono stati altri in quel periodo e ancora ce ne sono al giorno d’oggi.
Com’è possibile che l’uomo arrivi a un
tale punto di atrocità e giustificandolo quasi fosse “l’uovo di Colombo”, come
dice Hitler nel Mein Kampf? Nella Germania Nazista ma anche, con diverse forme
di crudeltà e numero di vittime, nei gulag staliniani, nella Cambogia di Pol
Pot, nel Ruanda, nell’ex Jugoslavia… Com’è possibile che a pagare siano
soprattutto persone innocenti e inermi? Ma in generale com’è possibile che un
uomo sopprima la vita di un altro uomo ? E com’è stato possibile quello che
viene chiamato nel caso di Hitler l’”enigma del consenso”? Cioè che popolazioni
intere subiscano un influsso tale da arrivare ad esiti così drammatici da parte
di persone magari anche mediocri e all’apparenza insignificanti? Come vedi tanti
sono gli interrogativi che riguardano, anche l’uomo di oggi, direi di sempre.
Concludo unendo a queste righe di
riflessione, uno dei miei “consigli” sui libri da leggere. Anche questo piccolo
volumetto si trova nello scaffale dei migliori: “Destinatario sconosciuto”. Me
l’ha consigliato il mio amico don Adelio che sui libri ci prende sempre. È un
piccolo gioiello in forma epistolare che stupisce per la forza e la
drammaticità, fino all’epilogo che lascia senza parole. Soprattutto colpisce il
fatto che sia stato pubblicato nel 1939! Il peggio doveva ancora venire… Uno
dei protagonisti si trasforma da fervente liberale e amico fraterno di un
ebreo, a fanatico hitleriano fino a rinnegare il suo legame e a lasciar
uccidere la sorella del suo miglior amico. Si legge in mezz’ora ma lascia il
segno.
“…La razza ebraica è un problema scottante per ogni nazione che la
ospiti. Io non ho mai odiato un ebreo in particolare; ti ho sempre considerato
un amico, ma tu sai che parlo in tutta sincerità quando dico che ti ho voluto
bene non perché eri ebreo, ma nonostante tu lo fossi. L’ebreo è il capro
espiatorio universale. Se è così
un motivo ci sarà…
…Ma no. Mentre scrivo sono certo che tu non capirai il mio entusiasmo.
Tu vedrai soltanto che la gente sta patendo. Non puoi capire che per salvarne
milioni, alcuni devono soffrire…
…Svegliati: il chirurgo che asporta un cancro dà forse prova di questo
sentimentalismo dolciastro? Taglia nel vivo, senza provare emozioni. Siamo
crudeli, certo che lo siamo. Il parto è un atto brutale: e anche la rinascita
tedesca lo è. Cosa vuoi saperne tu, che te ne stai lì seduto a sognare..”
da Destinatario
sconosciuto, Katherine Kressmann Taylor.
P.S. Inutile
sottolineare come molti anni prima di giornate della memoria, percorsi
scolastici ed altro, Guccini avesse scritto una bellissima canzone sul tema,
“Auschwitz, canzone del bambino nel vento”, da cui ho preso il titolo.
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