Ciao Maggie,
una sera
della settimana scorsa, in preparazione alla partenza, abbiamo provato lo
zainetto, mai usato prima, per portarti in spalla. Non volevi più scendere! Chissà, magari così potrai
avere anche tu per la prima volta, quella che per me è come una visione, una
boccata d’ossigeno, la cima che amo più di ogni altra: il Gran Zebrù. E’ anche la scalata di cui sono più orgoglioso della mia carriera di “alpinista”. Tutte le montagne sono belle. Ci sono state scalate e passeggiate nelle Dolomiti che mi hanno lasciato senza fiato. Un mio sogno sarebbe quello di vedere da vicino il mitico Cerro Torre. Ma il Gran Zebrù è speciale e il desiderio di poter ritornare sulla sua cima è sempre vivo in me.
La sfida della montagna, anche se per molti puó sembrare incomprensibile - vero nonna Marilena? – rimane una delle più affascinanti per l’uomo, che, per sua natura, ama andare oltre, sempre più in là o –in questo caso – più in alto. Penso perché siamo fatti per superare i nostri limiti, altrimenti non avremmo dentro di noi il desiderio di infinito e di assoluto che è tipico, per esempio, di ogni religione.
La frase con cui ti saluto è quella che si trova sulla tessera del CAI, associazione alla quale sono iscritti (oltre agli zii Sissi e Giorgio) i tuoi nonni Luigi e Peppa che si sono praticamente conosciuti in montagna e tuo papà da più di 25 anni…
Io
credetti, e credo, la lotta coll'Alpe utile come il lavoro,
nobile come
un'arte, bella come una fede
Guido Rey
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