«Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?"».
(1 Re 19, 11-13)
Ciao Maggie,
Domenica è iniziata la Quaresima. Un tempo "propizio" (Kairos), giorni che per me hanno sempre rivestito un significato particolare. Dovrebbe essere un periodo di “penitenza”, “digiuno”, “rinunce” … parole che non trovano ormai quasi più spazio nel vocabolario della nostra cultura.
Da una parte il profeta Isaia (nel vecchio lezionario), proprio all’inizio della Quaresima ci ammonisce che “non è questo il digiuno che voglio”, sottolineando che non è con gesti esteriori e/o formali che si cambia veramente vita e che se a tali gesti non segue uno “stile” che ci renda persone migliori (specie nei confronti degli altri e ancora di più di chi è in qualsiasi situazione di difficoltà) non servono assolutamente a nulla. Questo fa anche riflettere sul perché ci debbano essere dei periodi particolari in cui sottolineare alcune realtà se tali realtà sono “sempre” importanti…
D’altra parte, però, penso che sia saggio e faccia parte di una sana pedagogia, avere dei momenti e dei tempi in cui ripartire. Delle occasioni speciali in cui fare un po’ il punto sul proprio cammino e trovare nuovi stimoli per crescere.
Benvenuta quindi, Quaresima!
Quest’anno vorrei riuscire “semplicemente” a fare un po’ più di silenzio. Un tempo, Maggie, tuo papà aveva assaggiato la bellezza della meditazione fatta bene. La ricchezza del rientrare in sé stessi e cercare l’unità della propria vita. Pur avendo suggerito spesso che questa condizione fosse possibile in qualsiasi situazione di vita, ora mi rendo conto che non è affatto semplice nella nostra routine quotidiana. Però mi accorgo anche che di "rumore" a volte ne sentiamo troppo e che qualcosa si può e si deve fare per ritagliarci qualche attimo di deserto per trovare il senso vero di quel che si sta facendo.
Ti racconterò come andrà a finire.
P.S. Che bellezza il Miserere di Allegri!
«Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?»
(Is 58)
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