Ave Verum Corpus natum de Maria Virgine
Vere passum, immolatum in cruce pro homine,
Cuius latus perforatum unda fluxit et sanguine,
Esto nobis praegustatum in mortis examine
Cuius latus perforatum unda fluxit et sanguine,
Esto nobis praegustatum in mortis examine
Ave, o vero corpo, nato da Maria Vergine,
che veramente patì e fu immolato sulla croce per l'uomo,
dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue:
fa' che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte.
Ciao Maggie,
oggi è un giorno importante quindi anche il post è un po’ speciale. Esattamente un anno fa sei stata battezzata. E questo anniversario capita proprio nel Martedì della Settimana Santa o, meglio, della Settimana Autentica.
Ti ho già detto che la Quaresima per me è un periodo speciale e il Triduo lo è ancora di più. Il cuore della nostra Fede. Non è facile essere credenti oggi, tantomeno cattolici (alla faccia dello stato soggiogato al Vaticano!). Ogni giorno su internet, nei cosiddetti “social network”, mi imbatto sempre più di frequente in commenti, video, vignette e quant’altro che offendono, ridicolizzano, falsano, banalizzano, l’essere credente e l’essere cattolico in particolare. Senza contare i sempre più numerosi volumi che sugli scaffali della nostra pur modesta libreria trattano l’argomento fede nel migliore dei casi come una vecchia superstizione da creduloni da estirpare per il bene e il progresso dell’umanità e il Vaticano come il covo di ogni malvagità, ipocrisia e falsità. Spesso rivelano un’ignoranza, una astio che ha dell’incredibile.
Credere in maniera seria, “ragionata” (non seguire una superstizione o un generico «ci sarà pure qualche cosa»), è un impegno costante di ricerca, dubbio, approfondimento; è saper essere all’altezza di un mondo “razionalistico” (non “razionale”) che vuole negare ogni sopra-naturale. Essere cattolici, poi vuol dire entrare nel cuore di un messaggio così spesso svilito, offeso, travisato all’interno della stessa Chiesa. E non rimanerne ai margini o agli aspetti secondari di esso. Viviamo poi in un periodo, a mio parere, certamente migliore di altri della storia ecclesiale, ma povero di figure realmente “grandi” o in cui queste sono messe ai margini. I difetti - e ce ne sono - vengono naturalmente amplificati da un informazione sempre più “drogata” da scandali e sensazionalismi.
Quando e se leggerai queste righe o comunque quando potremo parlare di queste cose in maniera “adulta”, spero che tante cose siano cambiate (in meglio) nella comunità cristiana, che la trasmissione del messaggio di Gesù sia più limpida e fedele. Sappi che non ti forzerò mai in scelte che riguardano la Fede, ma mi auguro che tu possa conoscere, entrare, vivere la profondità del messaggio cristiano prima di eventualmente rifiutarlo o di scegliere qualcosa d’altro.
E il cuore è qui in questi tre giorni che stanno per arrivare: la vita è fatta per essere spesa per Amore. Non c’è niente di più importante, di più decisivo, non c’è realtà che possa dare più senso alla vita della bellezza di “volere bene”, meglio del “volere il bene” degli altri. Dio fatto uomo ce l’ha dimostrato e così ha vinto la morte e ci ha donato i Sacramenti perché con questo aiuto (Grazia) anche noi possiamo essere capaci di un amore “sino alla fine”. Perché a parole può anche essere semplice dire di voler bene così, ma nei fatti, nella vita quotidiana non lo è affatto.
Per me non è stato ovvio donarti il Battesimo e con esso la Fede. Ma la teoria, che pure ha un suo valore, secondo cui è meglio non “imporre” e poi lasciar scegliere ha dei grossi limiti, perché chiunque, a qualunque fede appartenga, qualunque visione abbia della vita, “impone”, con la sua vita, con le sue parole, con le sue scelte tale visione ai propri figli. E il figlio, battezzato o no, con la sua testa, con le sue idee, con le vicende e gli incontri che attraverseranno il suo percorso di crescita seguirà o non farà sua questa strada.
Per oggi basta. Sono naturalmente idee sulle quali torneremo.
La bellezza del messaggio cristiano ha permesso ad un genio qual era W. A. Mozart (senza voler disquisire sulla profondità della sua fede o sulla moralità della sua breve vita) di comporre la musica dell’Ave verum che apre queste righe. Le concludo con le parole sul Battesimo di una di quelle persone che ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino e per le quali mi trovo a dire: “se lui ci crede non è poi così stupido credere”.
L’INIZIO FONDANTE
Il segno evidente della benedizione di Dio sulla vita che nasce
Noi credenti, nel segno del Battesimo, tracciamo sui nostri bambini — come già fu tracciato su di noi — il segno della croce del Signore Gesù. Li immergiamo nell’acqua, e pronunciamo su di loro le parole della liberazione dal male. Noi stessi fummo in questo modo affidati al grembo della Chiesa di Dio: la quale si rende evidente nella presenza delle persone che circondano l’altare, promessa di una cura e di una responsabilità sulla quale ogni piccola vita può contare per tutto il resto dei suoi giorni. Noi promettiamo infatti di insegnarle chi è il Signore: e quale gioia riserva la vita vissuta all’ombra della sua mano. Noi cercheremo di persuadere i nostri piccoli figli che non c’è bisogno di alcuna parola ‘magica’ per avere la benedizione di Dio sulla propria vita. Noi li faremo entrare nello spazio di quella solida confidenza con Dio che il Signore Gesù ci ha donato: quella che ci consente di ‘osare’ l’audacia di una preghiera che incomincia con ‘Padre nostro’ e termina con ‘liberaci dal male’.
Dunque nessun rito magico destinato a ‘ripulire una cosa ‘sporca’. Nessun segno indecifrabile della indecifrabile volontà di Dio. «Ecco: è stato segnato da Dio» si diceva nella cultura antica, anche a proposito di nascite difficili o di ferite permanenti. «Ecco: è stato segnato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» si dice nella fede cristiana, per dire che Dio lo riconosce come proprio figlio comunque: e guai a chi glielo tocca («meglio sarebbe per lui che si legasse una macina al collo e si gettasse nel lago»).
Siamo stati segnati sin dall’inizio con il segno evidente della benedizione di Dio, perché noi e tutti impariamo sempre di nuovo che Dio è così: una benedizione. Poiché coloro che qui accolgono questo bambino, a cominciare dai suoi genitori, credono fermamente che Dio è così e non altrimenti. E hanno piacere di manifestarlo con le parole e con i segni del lavacro e dell’unzione. Essi dicono, mostrando alla Chiesa il loro bambino: «a tal punto noi crediamo che Dio è così, che alla sua benedizione, sin da ora, senza alcun timore lo affidiamo. Qualunque cosa voglia fare questo bimbo della sua vita, non avrà mai alcun motivo per dispiacersi di essere nato sotto un brutto segno: perché anche il nostro amore per lui è nato sotto lo stesso segno. Il Signore è l’unico dal quale siamo sicuri che non gli verrà mai alcun male. Ad altre persone forse, così piccolo e indifeso, non lo daremmo volentieri. Ma al Signore, perché lo segni con la sua benedizione lo presentiamo anche subito. Perché tutti sappiano bene che la tenerezza di Dio è, per noi, incondizionatamente affidabile».
(da “Ma che cos’è questo per tanta gente?” di Mons. Pierangelo Sequeri)
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